Non so, ma ho le prove

[di Ernesto Giacomino]

E mi perdoni Pasolini per avergli capovolto  il senso dell’affermazione. Ma il fatto indiscutibile è che a Battipaglia si sta sempre un passo avanti a tutto: ricerca, sperimentazione, analisi, testimonianze. Tutta roba che non serve: complessa, laboriosa e dai risultati spesso inattendibili. Vuoi mettere, invece, l’incontrovertibile verità spalmata dai gruppi social nostrani? Quelli sanno sempre tutto a prescindere, per partenogenesi: più dei Nas e della Digos, dei servizi segreti, di Scotland Yard, dell’intelligence americana nei film di Denzel Washington. Impavidi e determinati si avventano su ogni notizia di cronaca cittadina e, prima ancora dell’avvio di una qualunque indagine, hanno già risolto il caso, trovato i colpevoli, esperito i tre gradi di giudizio più ricorso straordinario alla Corte di Strasburgo ed emanato la sentenza.

Qualche mese fa, per dire. A piazza Amendola. Dice che la notte prima c’era stata una rissa, ma lì intorno nessuno se n’era accorto. Nessuno che si fosse affacciato o avesse allertato le forze dell’ordine. Per cui, alla domanda “sapete cos’è successo?” tutt’una distesa di “boh” e “chissà” e teste abbassate. Fin quando, però, col fare del giorno, non sono sbucate fuori delle chiazze di sangue: belle in vista, sul muretto che circonda la fontana. E beh, allora sì: là la cosa ha assunto tutt’altra prospettiva. Mazzate o non mazzate, feriti o non feriti, qualcuno là a terra ci aveva sporcato. Col sangue, brrrr. E quindi, al diavolo prove o ricostruzioni dei fatti, il famoso detective “gruppo social battipagliese” in pochi minuti aveva già sentenziato che era sangue di immigrati. Perché loro, i digitatori Facebook, sono degli eletti, baciati in fronte direttamente dal sapere assoluto: non servono campioni genetici, DNA, telecamere, attività investigative. Se sporcano, fosse pure solo con un capello o col normale sudore d’un pomeriggio afoso, sono certamente “di fuori”. E peccato abbiano avuto poco tempo per approfondire, se no ci dicevano pure nazionalità esatta, segno zodiacale e numero di scarpe del sanguinante.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, eh sì. Perché poi, da lì in avanti, in crescendo, tutt’un allarme insicurezza che manco alle prove d’evacuazione dei transatlantici. Al punto che – impaurisciti che t’impaurisco – col passare delle settimane la questione parrebbe essere finita sul tavolo del Prefetto, e da lì vai con l’intensificazione dei controlli di polizia, e volanti ovunque, e posti di blocco, tanto che ormai indossiamo la cintura di sicurezza pure quando la macchina è ferma in garage, e noi in salotto.

A seguire, atto ultimo ma non ultimo: il doveroso passaggio televisivo, ché ormai in fatto di lamentele sugli immigrati risultiamo sempre ospiti di prestigio. Sempre da loro, Rete 4, una di quelle conciliantissime e tolleranti trasmissioni tipo “Neri per casa”, “Se è rom io non dorm”, “Superscippo”. Orgogliosi, noi, che ci abbiano fatto le pulci sul Piu Europa incompiuto e il relativo cantiere abbandonato che ha favorito degrado e ghettizzazione. Perché siamo furbissimi, eh già. Volpi, proprio. Basti pensare che, in ciò, s’è addirittura parlato di organizzare minacciose e testosteroniche ronde anti-clandestini: a dimostrazione che, come, sempre, abbiamo davvero capito tutto.

30 novembre 2024 – © riproduzione riservata

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