Palazzopoli, confermati i sequestri dei tre palazzi
[di Carmine Landi]
“Se ne saprà di più nel 2025”. Era ciò che credevamo prima della pubblicazione dello scorso numero di Nero su Bianco, quando avevamo accennato alla duplice irruzione negli uffici del Comune di Battipaglia delle forze dell’ordine, al lavoro per appurare la legittimità di otto interventi di ricostruzione edilizia autorizzati in vari angoli della città. Ci siamo sbagliati. Alla fine se n’è saputo di più fin dal 18 dicembre scorso, quando i carabinieri della locale Compagnia, quelli di Salerno e i finanzieri di via Hermada hanno sequestrato tre palazzine. Fabbricati sui quali, almeno per ora, resteranno i sigilli: ordine del gip, che ha convalidato il provvedimento d’urgenza disposto dai pm Alessandro Di Vico ed Elena Cosentino. In altre parole, solo le toghe del Riesame potrebbero disporre la restituzione dei beni ai proprietari.
L’inchiesta per ora coinvolge 13 persone, tra proprietari, progettisti, funzionari comunali e amministratori delle imprese edili, accusati di abusi edilizi e, in alcuni casi, falso ideologico: Anna Iorio e Gaetano Malangone, funzionari tecnici comunali; Salvatore Anzalone (consigliere comunale, ma il procedimento non riguarda il ruolo politico), Vincenzo Conte, Giovanni La Padula e Giovanni Junior La Padula, proprietari dei tre stabili; Roberto Cappuccio (già consigliere durante il primo mandato Francese), Giorgio Bove (fu assessore con Zara), Antonio Mauriello e Bruno Mauriello, progettisti dei tre interventi di demolizione e ricostruzione; Salvatore Interlandi, Rosa Scifo e Antonio Cafasso, come amministratori delle ditte esecutrici. Le investigazioni proseguono e nel registro degli indagati potrebbero finirci altri nomi. Gli edifici, secondo la Procura, sarebbero stati trasformati da case mono o bifamiliari in condomini di sette e otto piani, violando il Piano casa regionale e i titoli abilitativi. Gli immobili sequestrati sono un palazzo in via Paolo Baratta e due in via Olevano, uno dei quali già completato, ma ancora sprovvisto delle rifiniture.
Al centro dell’inchiesta c’è il presunto ricorso di documenti falsi, specie nell’attestazione privata dello stato antecedente, per ottenere concessioni edilizie, oltre all’assenza di verifiche sul pregresso da parte dell’Ufficio tecnico comunale. Le irregolarità emerse riguardano l’aumento volumetrico delle strutture, ben oltre il 35% consentito dalla legge regionale, e la monetizzazione delle aree standard destinate a verde e parcheggi, pratica che dovrebbe essere eccezionale. Per i pm questo ha generato il rischio d’un “rilevantissimo aggravio del carico urbanistico”, da scongiurare con il sequestro. Inoltre, alcuni interventi avrebbero indebitamente beneficiato del Superbonus 110%. Nel dettaglio, uno degli edifici in via Olevano, autorizzato nel 1983 come immobile di due piani e 1.342 metri cubi, è stato ricostruito con sette piani e quasi tremila metri cubi. Situazioni simili riguardano gli altri stabili, tra cui un villino unifamiliare trasformato in un condominio di 21 metri di altezza con 11 appartamenti. I consulenti tecnici della Procura hanno evidenziato gravi lacune documentali, tra cui l’assenza di atti catastali e di sopralluoghi ufficiali. La sindaca Cecilia Francese ha espresso fiducia nella magistratura e solidarietà ai funzionari indagati.
Nelle foto: in alto, il palazzo sequestrato in via Paolo Baratta, in basso uno dei palazzi sequestrati in via Olevano
18 gennaio 2025 – © riproduzione riservata