Non facciamoci influenzare | di Roberto Lembo
Ci siamo! Puntuale come ogni anno, di questi periodi, arriva. Non ci vuole molto per capirlo. Le telefonate e le richieste di visite aumentano vertiginosamente. Anche se per le nostre latitudini è il periodo più freddo dell’anno, per noi pediatri e per i bambini diventa quello più caldo. Arriva infatti l’influenza! Febbre alta, raffreddore, mal di gola, tosse catarrale, dolori ossei e muscolari, vomito e diarrea infuriano, famiglie intere messe ko da un microscopico virus. Più le febbri imperversano nei bambini, tanto più il telefono di noi pediatri diventa bollente e il nostro lavoro quotidiano diventa anch’esso febbrile. Dopo tante stagioni influenzali mi sono convinto che l’influenza è una patologia quanto mai inopportuna per la nostra società. La nostra civiltà va di fretta, l’influenza segue i suoi tempi rimasti fermi a millenni fa. E questo per noi umani moderni è insopportabile. È mai possibile che nel 2015 non riusciamo a debellare una patologia tanto fastidiosa? L’unica vera arma che possediamo è il vaccino, ma quest’anno per le note e infondate vicende delle morti sospette è stato poco utilizzato.
L’influenza è una malattia dovuta a virus, i quali per riprodursi sfruttano i meccanismi delle nostre stesse cellule che vengono così danneggiate. Questo danno si manifesta con infiammazione delle mucose respiratorie ed intestinali, malessere generale e febbre. Nel caso dell’influenza (così come in tutte le infezioni virali) è inutile far scattare subito il binomio: bambino con febbre alta = somministrazione dell’antibiotico. L’antibiotico non può nulla nei confronti del virus, non abbrevia né risolve la malattia, non previene eventuali complicanze, serve solo a danneggiare la nostra flora batterica “buona” e selezionare quella “cattiva”. L’unica vera terapia è aspettare che il nostro organismo produca gli anticorpi capaci di eliminare i virus e questo accade dopo circa 5-6 giorni dall’inizio dei primi sintomi. Ma avere un bambino con febbre a 39-40°C per 5 giorni è una cosa intollerabile! La telefonata al medico parte ancor prima che la temperatura si innalza, la terapia deve essere immediata, al giorno d’oggi tutto deve passare velocemente! I genitori sono impegnati, i bambini hanno tante cose da fare, non ci si può fermare! E allora che si fa? Si somministra comunque un bell’antibiotico anche se non ci sono complicanze (otiti o broncopolmoniti da batteri “cattivi”). Poi c’è la tosse: brutta, fastidiosa, non fa riposare il bambino e i genitori; potrebbe essere una bronchite, quindi … antibiotico! E la febbre? È la preoccupazione principale. La temperatura non ne vuole sapere di scendere: antifebbrili, spugnature, cortisone (!), corsa all’ospedale e infine… antibiotico! Non a caso i bambini italiani, e in particolare i residenti nel sud Italia, sono quelli che in Europa ricevono più antibiotici. Il 47% dei bambini italiani ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico all’anno contro il solo 15% di altri bambini europei, in particolare olandesi. A voler affermare che il freddo faccia veramente male, visto che in Olanda le temperature ambientali sono sicuramente più basse di quelle italiane, i bambini olandesi dovrebbero ammalarsi molto di più e consumare molti più antibiotici! Probabilmente è solo un problema di cultura. Se avessimo un po’ di pazienza in più, se accettassimo l’idea che la febbre e la tosse non sono necessariamente sintomi di malattie più gravi ma semplici reazioni di difesa del nostro organismo, se aspettassimo che il tutto faccia il proprio corso nei tempi dovuti, probabilmente i nostri bambini assumerebbero meno farmaci.
Roberto Lembo, pediatra
16 febbraio 2015 – © riproduzione riservata