L’unità d’Italia? Una storia…

Un gruppo di alunni della scuola media Alfonso Gatto di Battipaglia ha approfondito la storiografia risorgimentale scoprendo che alla vigilia dell’unità d’Italia il Regno Borbonico era tutt’altro che arretrato

“Al momento dell’Unità d’Italia il Mezzogiorno attraversava  una drammatica crisi economica, che tuttora ne limita lo sviluppo”. Questa frase, così come tante altre, sintetizza ormai da quasi un secolo la storia risorgimentale del nostro Paese e tutti noi siamo cresciuti con la concezione di vivere in un Sud da sempre sottosviluppato e problematico. Ma è stato così per davvero oppure per una serie di oscuri motivi ci è stata propinata un’altra verità?

ScuoleGatto

Gli alunni della 3a C della scuola media statale Alfonso Gatto, con l’ausilio del loro docente prof. Gerardo Granito e del preside dott. Fortunato Ricco, hanno svolto delle ricerche in merito, riscontrando alcune incongruenze: il loro libro di storia, infatti, narra una verità diversa da quella attestata in alcuni ed importanti documenti. «La cosa strana – afferma il prof. Gerardo Granito – È che molti studiosi hanno affermato il contrario di quanto poi è stato riportato nei testi scolastici. Il grande meridionalista Giustino Fortunato, per esempio, in una lettera a Pasquale Villari del 2 settembre 1899, afferma che il Sud pre-unitario fosse un luogo felicissimo e che lo stesso Stato italiano tacesse sui grossi benefici finanziari in queste terre per esaltare quelli minori, invece, della zona settentrionale». Le falsità storiche, però, non finiscono qui. Gli alunni, infatti, hanno approfondito questa annosa questione, riportando alla luce importantissime testimonianze scritte. Il Rendiconto economico stilato dalla Borsa di Parigi del 1860, per esempio, posizionava il Regno Borbonico come terza potenza industriale, dietro ad Inghilterra e Francia e quotava la rendita dello Stato napoletano al 120%. Il Sud, cioè, aveva un patrimonio venti volte maggiore di tutti gli altri regni della penisola unitaria messi assieme e che si aggirava intorno ai 443 milioni di lire/oro sui 668 totali, a discapito del “floridissimo” Regno Sabaudo che ne aveva circa uno. «Il nostro scopo – continua il professore – non è certamente quello di sovvertire l’Unità, di strapparla via. Lo stesso Fortunato era fermamente convinto del processo unitario e non saremo di certo noi a confutarlo. La nostra richiesta, se così può essere definita, è quella di riavere quella dignità perduta nel corso dei secoli. Il nostro obiettivo è di ottenere il vero riconoscimento che spetterebbe al Sud, di eliminare i soliti stupidi luoghi comuni su un’arretratezza inesistente, costruita dalla potenza sabauda per nascondere la vera situazione economica del Nord Italia, molto meno florida rispetto alla realtà borbonica». Il lavoro di questi ragazzi non deve, però, restare isolato. Troppe ingiurie, inutili ingiustizie la nostra gente ha dovuto subire: una su tutte, le condanne a morte nelle finestrelle, carceri orrendi nel Settentrione dove i liberali del Sud erano mandati a morire di stenti e privazioni. Adesso è arrivato il momento di dire basta, con educazione ma anche ferma decisione alla macchina del fango che, secolare, getta sulla nostra storia bugie e falsità, tacendo invece sugli orrendi retroscena che hanno caratterizzato il processo unitario. Il lavoro dei ragazzi, per quanto ristretto in una realtà scolastica, deve essere preso da esempio per la validità delle tesi proposte e per il coraggio nel denunciare una verità così spudoratamente taciuta da troppo tempo. Soltanto se noi tutti iniziassimo a valorizzarci e a valorizzare di più il tesoro che abbiamo si potrebbe innescare un meccanismo che potrebbe finalmente portare la nostra terra a risorgere dalle ceneri di un passato ricco ma taciuto ed avviare, definitivamente, una nuova fase di sviluppo per il nostro grande Sud.

18 febbraio 2015 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail