Il Venerdì Santo e…

[di Daiberto Petrone]

Pare che le processioni nel nostro Paese, oltre che naturalmente con le tradizioni religiose locali, abbiano sempre a che fare con le “politiche del territorio”, siano esse le istituzioni, siano quelle meno nobili della cosiddetta criminalità organizzata. Nondimeno non c’è momento solenne di comunione popolare, quali le processioni del Venerdì Santo, del Santo Patrono ed altre, che non veda la celebrazione, oltre che del rito religioso sempre molto partecipato dai fedeli, anche della vanagloria terrena. Non so come vada in altri Paesi, ma in Italia e, sembra, soprattutto in quella meridionale, non c’è processione che si sottragga a condizionamenti ambientali: basta pensare a quelle che si svolgono in zone in cui domina la camorra, la mafia od altre associazioni criminali, laddove l’organizzazione, alcune volte con la distrazione dei parroci, programma percorsi, soste od inchini delle statue dinanzi alle “modeste” dimore degli indiscussi capi territoriali.

A noi in verità va meglio, in quanto nelle nostre processioni vi è solo “tradizionalmente” la corsa ad occupare gli spazi del corteo riservato alle “Autorità”. Nelle posizioni che contano vi sono le personalità politiche locali con tanto di fascia tricolore o azzurra, che impettiti e supponenti, circondati da un nugolo di amici e sodali che fanno a gara per farsi vedere prossimi e dialoganti con “quelli che contano” procedono con passo solenne tra l’ammirazione e l’invidia del popolo vittima delle loro malefatte.

Quest’anno, invero, non è andata proprio così. La bufera giudiziaria ed amministrativa che ha sconvolto il nostro paese ed ha allontanato dalle istituzioni i rappresentanti locali, ci ha almeno risparmiato – la sera del Venerdì Santo – l’impettito e supponente corteo delle “Autorità” che, spogliate del loro potere, hanno inteso, forse, confondersi con il popolo, ovvero non partecipare affatto alla solenne processione, così come, dopo l’ignominia dello scioglimento del Consiglio Comunale, non avendo interessi elettorali prossimi, né senso di responsabilità, hanno rinunciato a qualsiasi confronto e/o impegno sociale in un paese messo in ginocchio non dal Cristo morto, ma dalla ignavia dei molti, dalla malversazione e dal malaffare che hanno letteralmente sospeso la democrazia e cancellato la rappresentanza istituzionale nella nostra città.

18 febbraio 2015 – © Riproduzione riservata

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