Nel paese dei commissari…
[di Daiberto Petrone]
C’era una volta il paese capofila della Piana del Sele, segnalato, nell’anno 1986, tra i cento comuni d’Italia che, per il progresso economico e civile conseguito, avevano contribuito a rendere più grande l’Italia nella storia dei quarant’anni della Repubblica. Tale paese era guidato da Sindaci democraticamente eletti ed amministratori espressione dei partiti o, meglio, dei poteri locali. Avvenne, poi, che alcuni amministratori furono condotti in commissariato, altri scomparvero dalla scena pubblica ed il paese ebbe a subire l’onta del commissariamento; fatto invero non nuovo per la cittadinanza, che aveva già in passato subito analoghi arresti della democrazia, sempre grazie a coloro che aveva “democraticamente” eletto.
Anche questa volta alcuna ammissione di “responsabilità” è venuta da parte dei “responsabili” della cosa pubblica, nonostante le “reiterate violazioni di legge, iter avviati e non portati a termine, condotte anomale ed illegittime a copertura di azioni finalizzate ad agevolare interessi di soggetti in qualche modo legati alla criminalità organizzata…”, come si legge nelle motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale. Non senza aggiungere che la Commissione di Accesso ha riscontrato nei confronti di alcuni amministratori e di circa il 30% dei dipendenti oltre a reati contro l’amministrazione pubblica anche molteplici reati comuni.
Orbene nel paese dei commissari tutti si sono tirati fuori: la colpa non è dei rappresentanti politici dei partiti, non è degli amministratori, non è dei dirigenti, meno che mai dei dipendenti pubblici infedeli e degli imprenditori coinvolti; verrebbe da chiedersi – alla maniera del grande Massimo Troisi – ma vuoi vedere che, in fondo, la colpa è proprio nostra, di noi cittadini battipagliesi?
Tutto quanto ha condotto il paese sull’orlo del dissesto finanziario, la mancanza di sviluppo con conseguente emorragia di tanti posti di lavoro, … doveva fatalmente avvenire! nessun colpevole, … così doveva andare, con buona pace di tutti i contribuenti di questo paese che assicurano alle varie caste cospicue prebende.
Per fortuna, nel paese dei commissari, grazie anche alla loro opera, accade che venga approvato il piano di riequilibrio finanziario che dovrebbe aver allontanato, almeno per il momento, il pericolo del dissesto finanziario.
Nel paese dei commissari accade anche che, accanto agli operai che manifestano per la tutela dei loro diritti, vi siano le fasce tricolori di alcuni sindaci del comparto, come se questi fossero estranei alle cause che hanno determinato, nella sola Piana del Sele, la perdita in cinque anni di circa 1.500 posti di lavoro. Molti di questi posti si sono persi per esclusiva responsabilità della classe politica locale, che, per interessi di cordata, convenienze elettorali ed altri inconfessabili motivi – come Battipaglia insegna – hanno impedito la crescita e lo sviluppo delle comunità amministrate, per non parlare delle pastoie burocratiche e dello strapotere di superburocrati con stipendi annui dieci volte superiore a quello di un operaio!
Nello strano paese dei commissari i pubblici amministratori su cui ricadono pesanti responsabilità diventano, paradossalmente, manifestanti per “solidarietà” con i lavoratori in cassa integrazione, precari e disoccupati, e guidano marce per il lavoro che essi hanno contribuito a negare o a far perdere.
18 febbraio 2015 – © riproduzione riservata