Io mi ricordo gli alberi | di Gennaro De Mattia

Caro direttore,
la lettura del suo articolo sul derby cittadino svoltosi in via Domodossola mi ha fatto ricordare una vecchia partita persa, ahinoi, dagli alberi. Ebbene sì, una volta c’erano gli alberi anche a Battipaglia. Alberi grandi, alti, oserei dire ‘Regali’ di cui ancora resta qualche timida, scomoda, sofferente traccia.
lettera-225Andando indietro, molto indietro, con la memoria ricordo un filare continuo, ininterrotto, di alberi ai lati della strada che percorreva tutto il centro, ovvero la strada statale che da Pontecagnano arriva ad Eboli e, ad un certo punto dietro una grande siepe in Via Baratta, si potevano vedere anche i campi da tennis. Sto ancora parlando di Battipaglia, certo sembra incredibile che possano essere davvero esistiti ma all’epoca erano parte integrante del paesaggio cittadino (non male vero?). Piazza della Repubblica era una sorta di micro-parco con alberi ed aiuole (con cartelli recanti scritte tipo “cittadini proteggete i vostri giardini” “cittadini non calpestate i vostri giardini”). Piazza Amendola alias piazza Madonnina era anch’essa tutta interamente perimetrata da grandi alberi e ai due lati opposti vi erano le sedie ed i tavolini di due magnifici bar che si affacciavano sulla piazza. (…)
Da piazza Madonnina a via Italia dove, incredibile ma vero, al posto degli attuali lampioni c’era un filare di alberi che arrivava fino alla stazione (…). Quegli alberi erano alti in media almeno due piani e potete facilmente immaginare lo spettacolo e la frescura estiva che erano in grado di offrire. (…) Battipaglia era una Londra in miniatura, parallelo azzardato ma neanche tanto, con giardini pubblici ed alberi ben tenuti, in più attirava parecchia immigrazione a causa delle fiorenti industrie di trasformazione ed era inoltre anche un importante snodo ferroviario, sia merci che passeggeri.
Ora fate un giro e provate a fare un confronto, ma se i vostri ricordi sono sbiaditi oppure del tutto inesistenti, fatelo in compagnia di chi ha l’età giusta per farvi da guida.
Quegli alberi però erano troppo grandi e le radici danneggiavano l’asfalto, tanto alti da impedire la vista dei palazzi, infine producevano troppe foglie che, specialmente in autunno, cadevano provocando l’ostruzione dei tombini e “pericoli” per l’incolumità pubblica.
La gran parte di quegli alberi è stata tagliata, anche dalla memoria cittadina, i superstiti per lo più agonizzano tra indicibili torture e sono stati a tratti sostituti da esili alberelli che fanno poca ombra ma soprattutto in autunno non sporcano, non rovinano marciapiedi ed asfalto e non occultano alla vista le mirabolanti architetture palazzinare della città. Senza contare il risparmio per le casse del Municipio in termini di manutenzione.
Una storia questa, fatta dalle imperturbabili coscienze politiche che da destra a sinistra passando per il centro ed ora allegramente con-fondendosi hanno distrutto l’identità e negato l’anima a questa che, nei libri di geografia di una volta, veniva descritta come “una fiorente cittadina nella fertile Piana del Sele”.

10 aprile 2015 – © Riproduzione riservata

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