Cambiare volto si può

Alla fine, che cosa ne sarà del Piano urbanistico comunale è difficile dirlo. Se ci basassimo esclusivamente sulla bozza delle linee guida presentate lo scorso 21 luglio, dall’architetto Massimo Alvisi, potremmo anche avere l’ardire di affermare che una Battipaglia diversa è possibile.
PucDiversa in cosa? Innanzitutto, diversa nel lungomare che oggi tutti noi conosciamo. Lo ripetiamo da anni, come un mantra: Battipaglia (così come le vicine Eboli e Pontecagnano) ha un litorale scarsamente utilizzato. Anzi, per dirla meglio, Battipaglia ha un litorale abbandonato, dove spesso prolifera la criminalità. Secondo la commissione d’accesso, attraverso il Puc, l’amministrazione Santomauro aveva pensato di rendere edificabile l’area, cosicché i proprietari avrebbero potuto realizzare succulente plusvalenze. Al contrario, il progetto di Alvisi prevede la riqualificazione e, quindi, la rivalutazione della fascia pinetata. Non più solo una difesa naturale rispetto le aree retrostanti, ma anche un luogo dove creare turismo, quello che molti hanno chiesto a più riprese. Allo stesso tempo, la filosofia di pensiero di Alvisi e colleghi, prevede il depotenziamento della provinciale, riversando i flussi lungo l’Aversana. Infine, i servizi per il turismo dovrebbero essere spostati a monte della provinciale stessa.
Tutto questo, però, non aiuterebbe a ridurre la distanza che attualmente c’è fra i monti battipagliesi e il mare. Se per la distanza fisica non è certo possibile ridurla, almeno è possibile ridurla concettualmente. Per fare ciò, gli architetti hanno pensato di usare il fiume Tusciano come asse ideale che colleghi i due poli, distanti circa quindici chilometri. Lungo il fiume dovrebbe nascere il parco fluviale, area verde che potrebbe compensare la forte mancanza di spazi naturali. Il progetto del parco fluviale del Tusciano, così come quello della Castelluccia, è un’idea certamente non nuova, che però non ha mai trovato concreta realizzazione sinora.
In questo modo, fra il centro urbano, il mare e il fiume Tusciano si verrebbe a creare così un’area dove far nascere un parco di innovazione agricola e urbana. Sulla falsa riga di quanto avvenuto nella valle del Chianti, in Toscana, i tecnici hanno immaginato un luogo dove sperimentare l’impatto dell’agricoltura intensiva, che in questi anni è stata messa in pratica. Un esempio su tutti sono le vertical farm, strutture con piani sovrapposti, che consentono di ridurre l’impatto ambientale. Soprattutto per ciò che riguarda le serre, che attualmente stanno compromettendo l’equilibrio idrogeologico del territorio, riducendo drasticamente la permeabilità dei terreni alle acque piovane. Più in generale, Alvisi e i suoi hanno lasciato intendere che le aziende agricole locali potrebbero impegnarsi in una ricerca, che migliori il prodotto agricolo sino a creare un vero e proprio brand a marchio battipagliese. In questo contesto si collocherebbero le aree rurali oggi dismesse, come casolari ed ex opifici, che potrebbero andare a costituire le strutture ricettive del futuro turismo culinario locale.
Un capitolo a parte, è l’area industriale. Come chiaramente spiegato da Alvisi, il consorzio Asi oggi non ha più ragione d’esistere. Un’idea già balenata all’amministrazione Santomauro, che nell’ottica del gruppo Alvisi dovrebbe lasciare più spazio all’iniziativa privata. Iniziativa, che potrebbe essere stimolata nell’area dell’ex Tabacchificio, dove potrebbero trovare posto servizi di consulenza e dove realizzare progetti di co-working.

31 luglio 2015 – © Riproduzione riservata
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