I ragazzi della via… Armellini

GiardiniArmellini
Qualche settimana fa, con l’associazione Civica Mente, abbiamo inaugurato il giardino pubblico di via Armellini. I caratteri simbolici sono evidenti: un bene privato (della famiglia Barra) donato al Comune per un uso pubblico. E già questa è una notizia. Di solito, se si ha un terreno, si cerca il modo (trasparente o meno) per farlo diventare edificabile, per sbatterci sopra quintali di cemento, per monetizzare. Ma per fortuna non ci siamo imbattuti in privati di questo genere.
Quella di via Armellini è stata una bella esperienza per me e per tutti quei ragazzi (troppi per poterli nominare) che hanno partecipato: alcuni seguendo il lungo iter burocratico, altri lavorando concretamente sul sito, dalla posa della prima pietra alla conclusione.
Il risultato di questo impegnativo percorso durato quasi due anni è ora sotto gli occhi di tutti i battipagliesi: un terreno un tempo abbandonato è oggi un bel giardino pubblico.
Ma il risultato è il frutto di un lavoro di squadra, reso possibile grazie alla disponibilità di dipendenti e funzionari comunali e di tanti volontari, come quelli che ci accompagnarono sulla spiaggia vicino foce Sele per recuperare i tronchi d’albero che poi sono stati riutilizzati per l’opera artistica del Bosco di Luce di Fabrizio Viola, oggi in quel giardino. Ricordo la sabbia nelle scarpe, il nostro stupore nel trovare tronchi provenienti da piazza Madonnina (non chiedetemi come ci siano arrivati); ma soprattutto ricordo con piacere quel lavoratore che con il bulldozzer ci aiutò a caricare i tronchi d’albero e a trasportarli per la lavorazione successiva, perché aveva inteso che stavamo realizzando qualcosa che era destinato a tutti. Bellissimi sono stati quei pomeriggi sacrificati alla vita privata, vedendo arrivare via via persone che, prima curiose, poi collaborative, cominciavano a scavare e a sporcarsi le mani con noi, ci aiutavano. È stato bello vedere persone anziane che manifestavano l’impossibilità di aiutare fisicamente, ma che ci rifornivano di bibite e caffè. Certo, non sono mancati quelli che hanno semplicemente criticato, quelle persone che si lamentavano se usavamo l’acqua del loro condominio per fare una cosa “ro comune”.
Ma quelli che ci hanno commosso sono stati quei bambini che scendevano da casa, vogliosi di aiutare, consapevoli di “costruire” uno spazio per loro stessi e quindi ci riempivano di domande sul risultato finale, aiutandoci anche fattivamente più di molti adulti.

13 novembre 2015 – © Riproduzione riservata
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