La fondazione della Colonia agricola di Battipaglia | di Antonio Cestaro
Solo a riprendere tra le mani gli schizzi progettuali dell’ingegnere Errico Dombrè, direttore dei lavori per la costruzione dei fabbricati della colonia agricola di Battipaglia, l’emozione supera anche la ragione che uno storico deve sempre privilegiare quando scopre o riscopre un documento. C’è lo schizzo con la prospettiva dei fabbricati che disegna le “comprese”, nell’area prospiciente l’attuale piazza della Repubblica, così perfetto che sembra riprodotto con un obiettivo a grandangolo, capace di cogliere nella profondità delle linee la fattezza delle case che verranno. Oggi diremmo una dimensione tridimensionale, ma all’epoca era davvero un miracolo progettuale che preconizzava quello umano della realizzazione delle case per i terremotati del 1857.
Già nel 1995 il presidente della Cassa Rurale Silvio Petrone mi rivolse l’invito a tenere una conferenza sul tema “La fondazione della Colonia Agricola di Battipaglia (1858-1863)”, rispondendo così all’esigenza di ricercare e riscoprire le nostre radici, per riprendere un cammino pioneristico già iniziato dalle tante generazioni che proiettarono la città nel futuro. Al cortese invito risposi con entusiasmo, perché mi diede modo di ritoccare e integrare un mio saggio pubblicato nel 1984 nella rivista Ricerche di storia sociale e religiosa. Consegnai così ad un pubblico più vasto i documenti che testimoniavano sia la fase progettuale che la fase costruttiva della “Colonia agricola”, tra il 1858 e il 1863.
Ora, ben vent’anni dopo, c’è la meritoria iniziativa della stessa Cassa Rurale di Battipaglia che intende riproporre la storia, le radici della comunità battipagliese. Non resta che essere grati. La storia delle “comprese” è una storia per molti versi emblematica nel contesto della storia generale del Mezzogiorno. È una storia di vita, una storia di ingegno, una storia di futuro. Quei grafici progettuali dell’ingegnere Dombrè, direttore delle opere di bonifica del Bacino del Sele, rappresentarono nel settembre del 1858 le prime linee di un ambizioso progetto coltivato dall’allora ministro dei lavori pubblici, il barone Giacomo Savarese che si dedicò nell’ultimo decennio del regno borbonico alle opere di bonifica del bacino del Sele, con la colonia agricola di Battipaglia rimasta incompiuta a causa degli eventi rivoluzionari del settembre-ottobre 1860. Fu il terremoto del 16 dicembre 1857 che colpì un vasto territorio tra Basilicata e Vallo di Diano a determinare nella burocrazia borbonica un disegno di riavvicinamento alle masse popolari con interventi di “umana carità”, fu scritto a quel tempo, a favore delle popolazioni colpite.
Comincerà così la storia di una città nuova del Mezzogiorno, da colonia agricola a grande comune del Sud capace di svilupparsi e crescere. Il punto di partenza di questo miracolo nella storia del Mezzogiorno è rappresentato proprio dalla fondazione della Colonia agricola dopo il 1857. Fu allora che cominciò quella trasformazione di una terra paludosa e malarica in una delle zone più fertili d’Italia. Battipaglia segnerà la storia della ricostruzione post bellica, della riforma agraria, del nuovo e contestato urbanesimo italiano. Sarà la città che crescerà tra il suo passato e il suo futuro, un pendolo ineguagliabile della storia del Mezzogiorno.