Obesità: rischio mondiale

I pranzi e le cene delle trascorse festività lasciano il segno. Chi più e chi meno si trova a fare i conti con l’aumento del proprio peso corporeo. Molte sono le persone che dicono essere giunto il momento di mettersi a dieta, poche quelle che lo fanno veramente. Il concetto che l’obesità rappresenta una minaccia e dovrebbe essere trattata come un “rischio nazionale”, al fianco del terrorismo, ancora non riesce a prendere piede. Questo è il monito lanciato dal Chief Medical Officer del Regno Unito, Sally Davies. Nel suo report annuale la dirigente spiega che l’emergenza sta diventando talmente letale che minaccia ora di sopraffare i servizi sanitari nazionali. Nel report l’esperta avverte: “l’epidemia di taglie XXL si sta aggravando sempre di più e dovrebbe essere inclusa nei Piani nazionali di rischio, finendo così per essere affiancata a minacce quali il terrorismo e il cambiamento climatico”. Condivide tale preoccupazione anche Nick Finer dell’Institute of Cardiovascular Science dell’University College of London: “senza un intervento urgente l’obesità potrebbe mandare in bancarotta i servizi sanitari”, sollevando anche il timore che “le generazioni più giovani possano morire prima dei loro genitori”. Finer ha anche spiegato, secondo quanto riporta il “Telegraph”, che “elevare il problema dell’obesità a un rischio nazionale potrebbe contribuire ad affrontare l’attuale atteggiamento di lassismo diffuso rispetto a questa enorme e crescente catastrofe sanitaria”.
È infatti previsto un incremento esponenziale delle malattie cardiovascolari (ipertensione, infarti, ictus), oltre che di diabete e di tumori, a causa dell’eccesso di peso con costi enormi per le gravose ricadute sociali, sanitarie ed economiche. Aumenteranno i decessi, più di tutti quelli dovuti ad atti terroristici. E i bambini “cicciottelli” che crescono oggi saranno i diretti interessati domani. In questi anni si è assistito a un importante aumento dell’obesità in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme definendo l’obesità “Globesity” in quanto problema di rilevanza globale. Tale fenomeno coinvolge sempre di più anche i bambini. Il nostro Paese presenta una prevalenza di eccesso ponderale tra le più elevate in Europa.
Già nel 1996 Brownell ha introdotto il concetto di ambiente tossico. Egli afferma che la società odierna  è permeata da «fattori tossici» di natura socio-economica che favoriscono lo sviluppo dell’eccesso ponderale, portando la popolazione a mangiare in eccesso e a ridurre i livelli di attività fisica. Tra questi menziona la maggiore disponibilità di cibo, la crescente diffusione dei fast food, la pubblicità aggressiva che incentiva il consumo di alimenti voluttuari,  l’accessibilità a cibi preparati industrialmente a basso costo e ad alto contenuto di grassi e calorie (cibo spazzatura). In aggiunta il progressivo calo del lavoro fisico-manuale e il continuo progredire dell’urbanizzazione, con la diminuzione degli spazi per attività libere all’aria aperta, ha portato a una riduzione della possibilità di movimento a favore di una maggiore sedentarietà.
Alcuni “fattori tossici” nascono e si consolidano in famiglia, l’ambiente in cui cresce il bambino e in cui si sviluppano progressivamente le sue abitudini di vita. I componenti delle famiglie con bambini obesi svolgono poca o nulla attività fisica, passano molto del loro tempo davanti ad uno schermo (computer o televisione), consumano frequentemente “cibo spazzatura” del quale hanno la dispensa piena.
Di tali problematiche c’è ancora poca consapevolezza. Abitualmente i genitori portano i loro bimbi a visita dal pediatra più per la tosse (che spesso va via da sola) che per il peso in eccesso. L’obesità si potrà sconfiggere solo se si renderà più sano l’ambiente in cui il bambino vive quotidianamente, attraverso  una maggiore consapevolezza delle sue gravi conseguenze future.

15 gennaio 2016 – © Riproduzione riservata
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