Dalla camorra ai bisognosi: nasce il Polo della carità
Sottoscritto a Palazzo di Città il contratto tra il Comune e i parroci di Battipaglia. Un bene confiscato alla camorra accoglierà gli indigenti
Martedì 19 gennaio, a Palazzo di Città, è stato sottoscritto il contratto per l’affidamento in concessione ad uso gratuito dell’ex materassificio di via Catania, confiscato alla criminalità organizzata e acquisito al patrimonio indisponibile dell’Ente per finalità sociali. Da un lato del tavolo c’era Gerlando Iorio, presidente della commissione straordinaria che regge le sorti della città; dall’altra parte, i parroci di Battipaglia.
Fino a qualche settimana fa, il raggiungimento dell’accordo pareva un miraggio: troppo distanti, nelle prime bozze del contratto, le posizioni delle due parti, stando alle quali le comunità parrocchiali della città si sarebbero accollate, da sole, oneri che, in realtà, spetterebbero comunque all’Ufficio Politiche Sociali. Ma a Palazzo di Città, si sa, lo spettro del dissesto è tutt’altro che sparito. E così, alla fine, i sacerdoti della città, coordinati dal vicario foraneo, don Michele Olivieri, parroco di San Gregorio VII, e da Donato Lupo, diacono permanente di Santa Maria delle Grazie che, nell’era dell’ex primo cittadino Alfredo Liguori, fu consigliere comunale con delega alla ragioneria e vicesindaco, hanno serrato i denti e hanno firmato un accordo che, rispetto alla bozza iniziale, prevede l’aumento della durata della concessione, portata a 45 anni, come unica variatio degna di nota.
D’altronde, da quando, in occasione di “Battipaglia Collabora”, a giugno 2015, dinanzi al cancello della struttura confiscata alla camorra, Iorio consegnò le chiavi ai presuli, ne è passata d’acqua sotto i ponti, e s’è pensato frequentemente che l’accordo sarebbe stato raggiunto soltanto con l’insediamento della futura amministrazione politica. E invece, col supporto del dirigente del Settore Tecnico, Giancarlo D’Aco, il presidente della commissione straordinaria e i parroci hanno raggiunto l’accordo: «In considerazione della valenza sociale dell’iniziativa – si legge nella nota stampa diramata da Palazzo di Città – gli uffici comunali concorreranno con le comunità parrocchiali per la realizzazione del progetto».
L’amministrazione, dunque, s’è assunta un impegno, ma occorrerà tararne caratura e peso. Il grosso della partita si gioca sui tavoli dei fondi europei, dal momento che, per simili attività, di risorse comunitarie ne vengono stanziate parecchie. La notizia, ad ogni modo, è che la struttura di via Catania, confiscata all’imprenditore Antonio Campione, diventerà un centro per bisognosi.
Le parrocchie costituiranno una cooperativa sociale per gestire giuridicamente il Polo della carità. Due palazzine e un capannone: in una tavernetta dovrebbe essere realizzato un punto di ristoro per i senzatetto, mentre dall’altra parte dovrebbero essere installate docce e servizi igienici; per il resto, invece, centri di prima accoglienza per senzatetto al pianterreno, un dormitorio con una decina di posti letto per i clochard al primo piano e, all’ultimo livello, degli appartamentini per famiglie sfrattate.
Il capannone, poi, dovrebbe esser ripartito in due zone: da una parte, laboratori sociali, una falegnameria e una sartoria per il confezionamento di capi d’abbigliamento. Dall’altro lato, si darà il la a rapporti collaborativi con le aziende per quanto riguarda le eccedenze alimentari, con un sistema d’acquisto “a punti” che terrà conto dello stato d’indigenza dei beneficiari. I centri d’ascolto parrocchiali, infatti, consegneranno a ogni famiglia bisognosa una tessera con dei punti e, all’interno del charity-market, ogni prodotto dovrebbe avere il suo costo in punti: il fine è educare all’oculatezza e alla responsabilità. E alla carità, che, come scriveva Paolo di Tarso, non avrà mai fine. Nemmeno a Battipaglia.