La malattia di Alzheimer

L’Alzheimer è una malattia pervasiva in quanto sottrae giorno dopo giorno la capacità di gestire la propria vita. All’inizio si tratta di piccole dimenticanze, della difficoltà a mantenere il filo del discorso, sbagliare strada o confondere i giorni. In seguito gli impegni quotidiani diventano grandi lavori, i pochi minuti percepiti come ore, la lettura dell’orologio un vero e proprio rebus, le piccole dimenticanze si trasformano in buchi neri e le azioni fatte mille volte, come cucinare un piatto di pasta, richiedono una concentrazione e uno sforzo immani per essere portate a termine con successo. Un malato di Alzheimer è come un  grattacielo illuminato di sera con le luci che, piano piano, si spengono tutte, fino al buio totale.
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un progressivo deterioramento cognitivo accompagnato da disturbi comportamentali e alterazioni di personalità. Nella quotidianità ciò si traduce in una impossibilità concreta ad affrontare in maniera autonoma gli impegni della vita quotidiana e nella necessità sempre più forte di avere qualcuno che se ne prenda cura. Si tratta di una malattia inguaribile portatrice di un declino progressivo e inarrestabile, ma non incurabile.
Curare una persona con una malattia progressivamente ingravescente significa rallentarne il peggioramento e migliorarne la qualità della vita. In ambito medico è ormai consolidato l’uso di farmaci che contrastano il decadimento cognitivo e che agiscono sui sintomi psichiatrici e i disturbi comportamentali.
Si sta diffondendo un altro prezioso alleato nella cura della malattia di Alzheimer: la stimolazione cognitiva. Tale intervento si basa sulla ri-attivazione delle abilità cognitive tramite veri e propri programmi di esercizio mirati al rallentamento del generale decadimento. È prevista inoltre l’acquisizione di strategie di compensazione che aiutano il malato di Alzheimer ad aggirare le difficoltà quotidiane e ne migliorano l’autonomia personale. Questa terapia ha un effetto positivo sulla qualità della vita del paziente e di chi se ne prende cura, determina un miglioramento nel tono dell’umore e una riduzione del carico gestionale da parte del famigliare.
La stimolazione cognitiva è un valido alleato al trattamento farmacologico nel cercare di mantenere accese il più a lungo possibile le luci del grande grattacielo che è il malato di Alzheimer.

25 novembre 2016 – © Riproduzione riservata
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