Cappelli ce la fa, Sagarese lascia
Un assessore invitato a dimettersi e poi blindato, esposti in Procura annunciati, un consigliere lascia la maggioranza: il Natale focoso della politica
A Natale si è tutti più buoni, ma non in politica. Anche durante le festività natalizie, in città, il dibattito politico ha assunto, in molti casi, toni velenosi e polemici. E, se “l’Epifania tutte le feste porta via”, quest’anno ha trascinato con sé anche un pezzo di maggioranza.
Onnembo no, Onnembo sì
È il 30 dicembre. Nella sede di partito, i vertici di Fratelli d’Italia tengono una conferenza stampa per parlare di elezioni provinciali e presentare la candidatura di Angelo Cappelli. Oltre al consigliere comunale e al segretario cittadino di FdI, Vito Lupo, al tavolo ci sono anche il vicesindaco Ugo Tozzi e l’assessore alle politiche sociali Michele Gioia. Si parla dell’assessore al bene comune e alla bellezza, Marco Onnembo, che poco tempo prima aveva preso le distanze dal gruppo dei tozziani: «Con lui non ho rapporti a causa di alcune questioni personali che non si rimargineranno mai», dice Gioia. E Tozzi aggiunge: «La prima fase è stata quella di prendere le distanze dal nostro gruppo, la seconda fase si è conclusa con il piano Alba, e adesso Onnembo ha l’occasione per uscire a testa alta».
Eppure, il 2 gennaio, a Palazzo di Città, Cecilia Francese parla così: «Perché mai dovrei attendere le dimissioni di Onnembo, che proprio di recente ha brillantemente risolto il caso Alba?». La prima cittadina, inoltre, si dice amareggiata per la divulgazione delle dichiarazioni di Gioia e Tozzi: «Mi hanno riferito che erano parole pronunciate in maniera confidenziale». Il 9 gennaio, poi, durante un incontro con la stampa, lo stesso Tozzi interviene sull’argomento: «Erano solo considerazioni legate a rapporti interpersonali: mi pare chiaro che, come ha ribadito la sindaca, Onnembo resta dov’è».
Botta e risposta
«Ogni qual volta saremo falciati da voi, noi cresceremo sempre di più».
In occasione della conferenza d’inizio anno, la Francese, in riferimento agli attacchi che arrivano dall’opposizione, cita Tertulliano. Poche ore dopo, sul sito del Comune, viene pubblicato il decreto col conferimento dell’incarico di addetto stampa ad Antonella Pacilio. La scelta era nell’aria da tempo, ma il sindaco ha voluto comunque pubblicare un avviso e procedere a una selezione. Sulla scelta interviene a gamba tesa Gerardo Motta. «Finalmente – dice l’imprenditore – s’è conclusa questa farsa dell’addetto stampa: la moglie sta al Comune, il marito (Oreste Vassalluzzo, responsabile dei rapporti istituzionali, ndr) sta al Comune a titolo gratuito, se c’è qualche altro familiare, mettiamo a posto pure lui…». E poi il Puc: «La Francese ha la memoria corta, perché prima il piano di Alvisi le piaceva, ma ora ha cambiato idea: chissà chi deve metterci le mani, sul piano, per sistemare i propri affari…». Motta, dunque, parla di «liti fra assessori che arrivano alle mani all’interno dell’Ente».
Poi la maggioranza risponde a Motta. Lo fanno i capigruppo consiliari: «Adesso saremo noi ad andare in Procura e a denunciare questi continui attacchi», dicono, e aggiungono che la vicenda relativa alla nomina dell’addetto stampa è «una procedura che anche l’Anac ha seguito ed era una scelta che spettava alla sindaca». Ribadita anche la compattezza della maggioranza. E sulle accuse relative al Puc: «Li dica una buona volta quali sono questi affari. Faccia nomi e cognomi». Sull’argomento interviene anche il coordinatore della coalizione di maggioranza, Bruno Di Cunzolo. Secondo l’architetto, l’amministrazione ha l’obiettivo «di sottrarre tutti dai noti condizionamenti a cui proprio Gerardo Motta ha abituato la città». Motta contrattacca: «C’è chi soffre per amore, c’è chi soffre per invidia, c’è chi muore per mottafobia».
Il caso Sagarese
«Lo abbiamo saputo dalla stampa». La prima cittadina parla così della candidatura alle provinciali di Antonio Sagarese. Il consigliere comunale ha deciso di correre per uno scranno a Palazzo Sant’Agostino perché in disaccordo con la scelta della maggioranza di puntare su Angelo Cappelli. Rottura, prima ancor che con la prima cittadina, con il vicesindaco Ugo Tozzi, nei confronti del quale Sagarese protocolla a Palazzo di Città una lettera di diffida. Nella diffida si legge che Tozzi «non ha votato una delibera di richiesta di attribuzione di posizione dirigenziale della polizia municipale». Sagarese parla di «un gravissimo episodio di ostruzionismo politico ed amministrativo, finalizzato a destabilizzare il governo della nostra città». La Francese, però, leva gli scudi in difesa di Tozzi: «Il consigliere Sagarese ha mal sopportato che i gruppi consiliari che si rifanno ad Etica per il Buon Governo hanno indicato compatti Angelo Cappelli quale candidato al Consiglio Provinciale. Lo stesso Sagarese non ha mai rappresentato in maggioranza la sua volontà a candidarsi. Abbiamo saputo della sua candidatura solo a cose fatte». E aggiunge: «Sagarese, con questa iniziativa, finisce per collocarsi fuori dalla maggioranza di cui fino a poche ore fa era parte integrante». Il consigliere comunale esce dalla maggioranza e controbatte: «Il festival dell’ipocrisia parla di strumentalizzazione, ma eravamo in sei quando ho annunciato la diffida e lei mi disse che avrei fatto bene, e un consigliere presente mi promise addirittura che l’avrebbe sottoscritta anche lui».
Cappelli consigliere provinciale
2.262. È il numero dei voti che hanno consentito a Angelo Cappelli di essere il secondo eletto di Fratelli d’Italia in occasione delle provinciali dell’8 gennaio. Tre le preferenze ottenute tra i sindaci e i consiglieri comunali di fascia A, una tra quelli di fascia D e tredici tra quelli di fascia E, con undici preferenze arrivate da Battipaglia (9 di area Francese e 2 di area Tozzi) e altre due, molto probabilmente, dalla vicina Eboli. «Ringrazio Pietro Cerullo, candidato di Etica che ha fatto un passo indietro per me: oggi sono io il fortunato, e insieme a me lo è tutta Battipaglia», dice Cappelli all’indomani della vittoria. L’assessore Michele Gioia racconta: «Mentre scrutinavano, in Provincia, si guardavano smarriti, chiedendo chi fosse questo Cappelli». Un solo voto, da un comune di fascia A, per Sagarese.
Nelle foto: Gerardo Motta, Antonio Sagarese e Angelo Cappelli