Carenza… registrata

Hanno il sapore della beffa quei cartelli che presidiano alcune aree del territorio. “Battipaglia città videosorvegliata”, c’è scritto. È una bugia. Non ci videosorveglia manco il grande occhio del Big Brother.
Negli scorsi anni, su Nero su Bianco, sono stati versati fiumi d’inchiostro e sono state riempite pagine su pagine scrivendo di videosorveglianza. Le ultime scoperte, dunque, lasciano ancor di più l’amaro in bocca. Nel 2017, in una città che conta più di 50mila abitanti, accade che i vigili urbani, su richiesta dell’amministrazione comunale, vadano a fare un giro per le vie della città, a far la conta delle telecamere funzionanti e il loro comandante, Gerardo Iuliano, debba andare dal sindaco, Cecilia Francese, a dirle che quelle poche apparecchiature per la videosorveglianza che dovrebbero supportare le forze dell’ordine nel controllo del territorio non funzionano. I dati trasmessi a Palazzo di Città sono sconfortanti: di telecamere installate, infatti, ne sono rimaste soltanto cinque. Di quelle cinque, manco a dirlo, non ne funziona neanche una. E così, laddove i controlli non tengono il passo, dilagano incontrollabilmente delinquenza e inciviltà: ne risente l’ambiente, con il dilagante fenomeno delle microdiscariche, e ne pagano le conseguenze, in termini di sicurezza pubblica, tutti i battipagliesi. Qualcuno si ritrova un ladro davanti alla porta, qualcun altro un’auto incendiata o vandalizzata, a qualche agricoltore portano via perfino i trattori, come ha denunciato di recente la Coldiretti.
E così, a Palazzo di Città, c’è stata una riunione tra la prima cittadina, l’assessore alla sicurezza di Eboli Vito De Caro, il sindaco di Bellizzi Mimmo Volpe, e i comandanti di polizia municipale dei tre comuni e di Olevano sul Tusciano. Si mira a un protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto integrato di videosorveglianza.
«Facendo sistema con gli altri comuni – spiega la Francese – riusciremo più facilmente ad accedere ai fondi necessari». L’amministrazione, infatti, gioca su due piani: per la sicurezza, si mira ai finanziamenti europei Pon Legalità, mentre, sulla tutela ambientale, l’attenzione è rivolta ai fondi regionali Dds – Sma Campania. I bandi saranno pubblicati nei prossimi giorni, e si spera di approfittarne per risolvere l’annoso problema. A seguire l’iter ci sono i dipendenti dell’Ufficio tecnico e dell’Ufficio informatico e i vertici di Alba. Tra l’area nevralgica della città e i quartieri periferici, sono stati individuati circa venti punti sensibili. Una mappatura fornita dalle forze dell’ordine, che include la Statale 18, il cimitero, gli ingressi e le uscite della città. Le videocamere, in ogni caso, non arriveranno subito, e per questo bisogna far fronte all’emergenza nell’immediato: «L’amministrazione – dice il vicesindaco con delega alla sicurezza Ugo Tozzi – sta valutando un piano d’intervento per uno studio di fattibilità teso a monitorare pure le zone più colpite dall’improvvisa comparsa di microdiscariche abusive». Di sicuro l’amministrazione non s’aspettava che non ci fosse neppure una videocamera funzionante. I primi investimenti furono fatti nel 2003, quando era sindaco Alfredo Liguori. Nel 2010, con Giovanni Santomauro, si disse che le telecamere erano tutte funzionanti. Nel 2012 si diede il via all’installazione di 16 telecamere, ma pure in quel caso non si seppe nulla sul funzionamento. Poi, nel 2015, la commissione straordinaria, dichiarò d’averle accese tutte e 16.
Un bel po’ di numeri, insomma. E c’è pure lo zero, quello delle telecamere attualmente funzionanti e del numero dei casi che le forze dell’ordine hanno risolto con l’ausilio delle videocamere. Un dato da registrare. Sì, da registrare…

 10 febbraio 2017 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail