Vendita beni comunali, si ricomincia da zero


«Di notte, a casa mia, ci ho sbattuto la testa, non spiegandomi come nessuno se ne fosse reso conto…».
Brunella Asfaldo è incredula mentre illustra le vicende riguardanti i passaggi di proprietà dei beni di Palazzo di Città, che finalmente, a seguito d’una delibera consiliare, sono tornati nella piena disponibilità dell’Ente. La segretaria generale del Comune di Battipaglia dice d’aver passato al setaccio ogni carta, tant’è che, in aula, ne parla a lungo ai consiglieri comunali, e nessuno osa interromperla né si distrae: tutti ascoltano attentamente la breve cronistoria d’otto anni di dismissioni annunciate, cessioni assenti, cartolarizzazioni mai avvenute e fusioni ritenute illegittime. Poi l’opposizione abbandona l’aula e la maggioranza accerta l’avvenuto avveramento della condizione risolutiva contenuta nei contratti di conferimento dei beni alla Veicolo, e il Comune riacquisisce i propri beni, che erano finiti in seno alla municipalizzata Alba. «La ripristinata situazione di piena proprietà è una circostanza che potrà probabilmente salvare il Comune e ripianare l’enorme disavanzo esistente», dice la Asfaldo.
Tutto ha inizio nel 2009, quando la giunta guidata dal sindaco Giovanni Santomauro elabora per la prima volta il piano triennale di dismissione e valorizzazione dei beni. Il fine è quello di far cassa dalla cessione degli immobili. Ad agosto 2010, però, nasce la Veicolo, che avrebbe dovuto occuparsi dell’alienazione. «Un’operazione tecnicamente e giuridicamente validissima – spiega la segretaria – ma il Comune aveva adottato un sistema morbido per dare respiro alla neonata società». Il sistema previsto, quello delle cartolarizzazioni, prevede, di consueto, che la società veicolo paghi immediatamente a chi cede un’alta percentuale del valore complessivo dei beni, sì da consentirgli liquidità immediata. La società, poi, mette in cassa tutto ciò che riesce a guadagnare in più. Nel caso di Battipaglia, la Veicolo avrebbe dovuto tirar fuori almeno 19 milioni, ossia l’85 percento del valore complessivo dei beni, all’epoca quantificato in 23 milioni: se ciò non fosse accaduto, il contratto sarebbe stato considerato risolto. La linea morbida, però, sta nel fatto che, all’atto della stipula dei nove atti di conferimento degli immobili, sottoscritti tra il 2011 e il 2013, Santomauro concesse alla Veicolo 12 mesi di tempo – in due casi addirittura 36 – per pagare. E accordò pure una proroga, in seguito, con i termini delle cartolarizzazioni protratti a 36 mesi. «Atti illegittimi»: così li bolla la Asfaldo. D’altronde la società avrebbe dovuto cercare dei finanziamenti, e il sindaco aveva parlato addirittura d’un interessamento del Montepaschi Siena. Nulla di fatto. E così, prendendo atto del quadro delle vendite, rimasto pressoché inalterato, i commissari straordinari Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone, nel 2015, avviarono la liquidazione della Veicolo e ne decretarono l’assorbimento da parte di Alba. Il 9 aprile 2015, dunque, in seno ala municipalizzata passarono pure i beni. Eppure, stando alla clausola, gran parte degli atti di cessione sarebbe già andata, per quella data, incontro a risoluzione. «Fusione parimenti illegittima – spiega la segretaria – perché risulta violata la norma che prescrive che la Veicolo debba avere come oggetto esclusivo la dismissione e risulterebbero trasferiti cespiti patrimoniali a titolo gratuito».
E l’assessore Maria Catarozzo annuncia: «Ora convocheremo gli acquirenti per chiudere i contratti e per gli altri beni faremo un nuovo bando di vendita, per chiedere una nuova verifica dei valori se non vi fossero risposte soddisfacenti». In effetti, non sono state neppure chiuse le poche procedure d’alienazione avviate dalla Veicolo. Per il PalaZauli, ad esempio, a fronte di un prezzo d’acquisto di circa 900mila euro, la società acquirente ne avrebbe versati soltanto 178mila come deposito cauzionale.

24 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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