Via Cupa Filette, la strada stretta e pericolosa
Tra divieti non rispettati, camion che sfrecciano, segnali nascosti dalle erbacce e vetture che si sfiorano, la strada continua a mietere vittime
Sette morti sulla stessa strada in dodici anni. È il drammatico bilancio di via Cupa Filette, balzata nuovamente ai disonori della cronaca all’indomani del drammatico incidente mortale del 19 maggio scorso, nel quale ha perso la vita Maria Rosaria Santese. Una bellissima ragazza di vent’anni, figlia di Renato Santese e di Cinzia Manzo: s’è parlato tanto della tragedia del 19, con tanto di ricostruzioni da improvvisati esperti del Ris, dettate da faciloneria e da pettegolezzi da bar.
Maria Rosaria non è la prima a perder la vita sull’asfalto di via Cupa Filette. Prima di lei, ad agosto del 2005, morirono in quattro. L’autista d’un camion s’accorse troppo tardi della presenza di una Fiat Marea e la travolse. A bordo c’erano sei persone, una famigliola di italiani che era emigrata in Australia otto anni prima e che si trovava a Battipaglia per le vacanze. Morirono sul colpo Enrico Rossomando, che aveva 40 anni, la moglie Maria Bedata, che era 41enne, e il piccolo Marco, che aveva undici anni. Qualche ora dopo, in ospedale, si spense anche il fratello di Enrico, il 48enne Giovanni, che era stato ricoverato insieme ai due figli, che avevano 15 e 17 anni.
E nello stesso anno, su quel maledetto budello d’asfalto, si verificarono altri due incidenti mortali. Il 31 ottobre perse la vita un 25enne di Battipaglia, Luigi Civale, mentre era a bordo di una motocicletta. Una betoniera uscì all’improvviso in retromarcia da un cantiere, e il giovane non riuscì a schivarla e sbatté contro le ruote. Due settimane dopo, sulla stessa strada, morì Ludovico Lamberti, un 18enne calciatore originario di Albanella che aveva indossato pure le casacche della Salernitana e della Battipagliese. Dopo dodici anni e un intervento di riqualificazione da 200mila euro, finanziato col Psr Campania 2007/2013, consistente nel rifacimento del manto stradale, nell’aggiunta di banchine di cemento larghe 60 centimetri l’una e nell’installazione di quattro (QUATTRO!) lampioni, l’ennesimo lutto a Cupa Filette.
Una via infernale, lunga 2,6 chilometri. In teoria sarebbe una stradina rurale, quella che collega la provinciale 312 alla statale 18. Nel dedalo della sterminata area campestre battipagliese, però, via Cupa Filette è diventata una strada trafficata, e i veicoli transitano con maggior frequenza quando s’approssima la stagione estiva e c’è voglia di andare a mare evitando di rimanere bloccati in lunghe code. Ci passano perfino dei camion, incuranti del divieto di transito per gli automezzi pesanti affisso all’inizio della strada: su quella via c’è perfino un’azienda d’autotrasporti.
La strada, però, è troppo stretta. Per più d’un chilometro, dalla tenuta Rago alla rotatoria all’incrocio con via Ceraso del Tasso, peraltro realizzata dalla Bonduelle, c’è il doppio senso di circolazione. Le misure: includendo pure metà delle strisce bianche che delimitano la carreggiata, s’arriva a 3 metri e 85. Includendo pure la banchina, s’arriva a 5 metri e 10, Ogni corsia è larga 1,92 metri, più o meno: non c’è una striscia longitudinale al centro della strada che ripartisca la carreggiata. E la metratura dell’asfalto effettivamente praticabile dagli pneumatici di auto e moto, in realtà, diminuisce ancor di più a causa dell’erba selvatica che invade la stradina, soprattutto dal lato delle serre e dell’aziende agricole: sul ciglio ci sono distese d’erba selvatica che, a tratti, invadono pure le corsie, limitando notevolmente la visibilità e costringendo gli automobilisti a roteare lo sterzo verso il centro della strada. Tra le erbacce ci sono dei rifiuti. I delineatori di margine, quei paletti bianchi con degli elementi rifrangenti che servono a segnalare i confini della carreggiata, in particolare quando è buio, sono completamente sommersi dall’erba: soltanto in prossimità delle case è pulito, e soltanto grazie alla buona volontà dei residenti. In queste settimane, l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Provenza ha varato un calendario di interventi di manutenzione e pulizia delle strade: clamorosamente omessa via Cupa Filette.
E il motivo andrebbe ricercato in un’ordinanza emanata dalla sindaca Cecilia Francese in seguito all’emergenza allagamenti. Era novembre 2016, e l’ordinanza era la 487. «Per quanto concerne i fondi limitrofi o frontisti a strade a uso pubblico – si ordinava ai proprietari di immobili e terreni limitrofi alle vie – è necessario evitare l’invasione delle sedi stradali da parte di arbusti e vegetazione varia, pericolo per autoveicoli e pedoni». Essendo in corso le indagini, la magistratura starebbe cercando i responsabili della mancata manutenzione, e il Comune, che non si riterrebbe chiamato in causa proprio in virtù di quell’ordinanza, non muoverà una foglia e neppure un filo d’erba.
L’amministrazione, però, installerà un senso unico. Lo ha detto il giorno dell’incidente, proprio da via Cupa Filette, il vicesindaco Ugo Tozzi, visibilmente scioccato, visto che Maria Rosaria stava andando proprio a casa delle sue nipotine, nella tenuta Rago, quando s’è verificato l’urto contro la Volkswagen Tiguan che proveniva proprio da quella villa. «La gara per l’acquisto dei segnali – aveva detto Tozzi – s’era conclusa proprio stamattina, e se oggi fosse settembre questa strada sarebbe già a senso unico». Tutta, e non solo dall’incrocio con via Ceraso del Tasso alla statale, tratto lungo il quale c’è già il senso unico.
Gran parte dei residenti, però, non è favorevole all’imposizione d’un solo senso di circolazione. «Questa strada sembra una pista di Formula 1», denuncia una donna che vive e lavora a via Cupa Filette, aggiungendo che «il senso unico legittimerebbe gli automobilisti ad accelerare di più». Dello stesso parere un carabiniere di 60 anni che vive nella casa accanto. Anche per lui il senso unico sarebbe vano, se non dannoso. «La via andrebbe ampliata», dice. E non punta il dito contro Palazzo di Città. «Bisogna fare i conti coi pochi soldi che ci sono: la via è larga soltanto 4 metri perché i fondi europei erano quelli per le strade rurali». «Le persone spingerebbero ancor di più il piede sull’acceleratore», dice Nunzio Civale, che è il papà di quel giovane di 25 anni che perse la vita sulla strada a ottobre 2005 e che vive a pochi metri dalla curva fatale a Maria Rosaria. Un altro residente, un ingegnere di 41 anni, aggiunge: «Più che i dissuasori stradali, l’ideale sarebbe ampliare la strada, ma nel frattempo si potrebbero installare all’inizio e alla fine delle telecamere in grado di calcolare se si percorre la strada in minor tempo di quanto ne occorrerebbe rispettando un limite di 50 chilometri orari». La moglie, avvocato, aggiunge che «sarebbe già tanto installare le dunette e togliere le erbacce dall’altro lato della strada».
E il non plus ultra sarebbe l’ampliamento della via. Se n’era parlato già qualche anno fa, ma poi non se n’è fatto più nulla. E via Cupa Filette aspetta, ma non troppo…