Grazie Joumana

Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
J. Haddad

Un’occasione d’incontro con la bellezza, come la testimonianza di Joumana Haddad, che il 29 maggio è stata presso il Salotto comunale, è cosa molto rara in città.
È grazie all’associazione Cittade, alla sua seconda uscita pubblica, che quest’enorme ventata di cultura e vitalità è stata proposta ai cittadini, assorti nella musicalità delle parole della scrittrice, poetessa e giornalista libanese, da sempre impegnata sul fronte dei diritti umani, in particolare quelli delle donne.
Accompagnata dal presidente di Cittade, Pierdomenico Di Benedetto, e dalla giornalista Ertilia Giordano, la Haddad, da anni tra le donne arabe più influenti al mondo, ha incantato il pubblico battipagliese. Dopo aver letto un estratto da Il ritorno di Lilith, suo romanzo mitologico sulla prima donna che rifiutò Adamo abbandonando l’Eden, e di Sono una donna, testo poetico tradotto e pubblicato in decine di lingue e paesi, la Haddad  ha risposto alle tante domande, sempre in maniera ferma ed appassionata. «L’immagine perfetta della donna è il fuoco: dove tutto nasce e muore, inizio e fine, unione di sensualità, forza, misticismo e carnalità». A chi le chiede delle gabbie che imprigionano oggi le donne, lei risponde che  «nessuna gabbia può definire una donna, perché la gabbia è l’antitesi del fuoco». E la sua testimonianza è proprio nella libertà dalle gabbie, quelle costruite dalla società e quelle autoimposte da donne che preferiscono la comodità di una posizione sociale vissuta con vittimismo alla lotta di chi esce dalla gabbia come da un grembo materno e rinasce.
La Haddad si sofferma poi sul suo Libano, civiltà che descrive come «semi-occidentale ed estremamente discriminatoria», che impedisce la libertà e la democrazia a causa delle 19 comunità religiose esistenti sul territorio e rappresentate in politica. A tal proposito dice: «Non viviamo da cittadini ma da membri di comunità religiose, con leggi diverse a seconda del credo».
E poi aggiunge che «dinanzi ad un popolo che si vuole emancipare, vi è una politica che frena».
Riguardo alla situazione delle donne in Libano, afferma: «Molte donne credono che l’emancipazione sia rappresentata dall’essere libere di vestirsi come si vuole ed uscire a qualsiasi ora, dimenticando che le libertà vere, come il diritto di dare la propria nazionalità ai figli, la parità salariale e la rappresentanza parlamentare, con sole 3 donne su 128 deputati, non sono concepite». E continua: «Tra il nudo ed il velo vi è il centro, rappresentato dalla dignità che passa per la consapevolezza di chi conosce e sceglie responsabilmente».
A tal proposito Joumana ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni in Libano, per concretizzare le sue idee sdogananti seguite da intellettuali e cittadini libanesi.
Un incontro entusiasmante per lo spessore della Haddad e per il contenuto del dibattito, che ha lasciato nelle orecchie dei partecipanti la musicalità della lingua araba, da sdoganare dalle associazioni di pensiero legate al terrorismo, e la presenza di una donna, portatrice di umanità e di estrema bellezza, che ci incita a saper scegliere, ponendo dinanzi a noi meno schemi e schermi e più occhi.
Grazie, Joumana, per questa tua testimonianza e grazie, Cittade, per l’occasione fornita a chi ha voluto coglierla!

16 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail