Maggioranza: pace fatta, per ora
Ci sono i frondisti, in aula, a prender parte al civico consesso del 22 giugno. È il giorno della riconciliazione tra la sindaca Cecilia Francese e quelli di Forza Italia, ma è pure il dì del malcontento di gran parte della maggioranza, che non pare disposta ad accogliere così a cuor leggero gli scontenti.
La Francese stringe tra le mani un documento di pace fatta, nel quale si bolla come «grave errore politico» la diserzione forzista del consiglio dell’8 giugno: lo hanno firmato l’assessore Giuseppe Provenza e il senatore Enzo Fasano, che è in aula. Ma non lo hanno sottoscritto i consiglieri azzurri Valerio Longo e Gerardo Zaccaria: mancano le due firme che avrebbero voluto le altre anime della maggioranza. E il capogruppo di FI Longo si limita a «ribadire il sostegno all’amministrazione di Cecilia Francese» e dichiara di «adeguarsi alle determinazioni dei vertici del partito», ma rincara la dose, ritenendo legittimo il «diritto di critica». Eppure i cinque consiglieri del principale gruppo consiliare, Noi con Cecilia, annunciano battaglia attraverso le parole del capogruppo Pino Bovi. «Chi ha letto i giornali – tuonava il nefrologo – s’è preoccupato perché avremmo approvato un rendiconto falso, un consigliere (Zaccaria) sarebbe stato aggredito; il sottoscritto, o questo terrorista che mi siede a fianco (Stefano Romano), avrebbe anche urlato, in faccia a persone ufficialmente assenti, di volerle cacciare a calci sulle natiche». E ancora: «Abbiamo appreso che l’amministrazione è lenta, e la ricetta per fare meglio ce l’hanno rivelata due partiti, insieme all’assessore del primo gruppo (Provenza) e al riferimento politico del secondo, non consigliere, pretendente assessore o amministratore di qualcosa (Fernando Zara)». Non usa mezzi termini, Bovi, parlando di «forze politiche che hanno tentato di mandare a casa l’amministrazione, assentandosi clamorosamente in consiglio comunale». Su Zara: «Chi ha letto i giornali ha scoperto che abbiamo un sindaco che ha atteggiamenti camorristici». E sull’etichetta di «guru acernese» che l’ex sindaco gli aveva affibbiato, il nefrologo dice: «Qualcuno ha sorriso all’idea che Acerno abbia un infiltrato in amministrazione». Infine, a chiare lettere, ha detto che «è una sconceria ipotizzare di avvicinare la parola camorra a Cecilia Francese». Il giorno dopo, Longo dice: «Di sicuro non parlava di noi». E al nefrologo che gli aveva chiesto di prendere le distanze da Fernando Zara, domanda: «Perché prendere le distanze dal referente d’un partito diverso dal mio?». Bovi rincara la dose: Se mio figlio a 10 anni disturbasse qualcuno col pallone in spiaggia, lo richiamerei e chiederei scusa alla persona disturbata; se lo facesse da maggiorenne, come i consiglieri di FI, dovrebbe scusarsi lui… ». Critico pure Alfonso Baldi, assente in aula: «Vicenda gestita male, diluita e indorata», dice. E sul documento: «È insufficiente e inappropriato, perché non dovrebbe esserci la firma di Fasano, ma quella di Longo».