Buoni o cattivi?


C’è l’«opposizione cattiva», come disse Cecilia Francese, e c’è quella «buona».
Ora però ci si chiede come debba esser chiamato quel gruppo di anime che proprio dai banchi della maggioranza esprime il malcontento sull’azione amministrativa: «rilanciare», dicono; «cambiare passo», aggiungono; «governare i processi», rivendicano.
E alla sindaca lanciano un appello, invocando l’azzeramento della giunta.
Nei primi quattordici mesi dell’amministrazione Francese, è accaduto di frequente che alcuni consiglieri di maggioranza chiedessero un rimpasto: il primo era stato Antonio Sagarese, che poi, a gennaio 2017, s’è dichiarato indipendente. Poi a febbraio qualcuno sottoscrisse un documento politico, chiedendo una verifica dell’operato della giunta: un foglio simile a quello che i due consiglieri comunali di Forza Italia, guidati dall’assessore Giuseppe Provenza, e i due di Rivoluzione cristiana, coordinati dall’ex sindaco Fernando Zara, sottoposero all’attenzione della sindaca negli ultimi giorni di primavera. I frondisti arrivarono a disertare la seduta consiliare per l’approvazione del bilancio consuntivo: poi il senatore forzista Enzo Fasano e il coordinatore cittadino Provenza sottoscrissero una nota di conciliazione che fu consegnata alla sindaca. E molti in maggioranza la ritennero insufficiente. E sul finir dell’estate, c’è chi torna alla carica: il capogruppo di FI Valerio Longo ha chiesto alla sindaca l’azzeramento della giunta, esprimendo malcontento sull’operato dell’amministrazione e tirando in ballo il patto nobile che diede ai tozziani quattro assessorati, che ora è considerato squilibrato. Longo punta il dito soprattutto verso i tecnici della giunta, e parla pure a nome dell’amico di partito Gerardo Zaccaria. E anche Roberto Cappuccio, che di recente s’è congedato da Etica per il buon governo, dichiarandosi indipendente in seno alla maggioranza, sostiene le argomentazioni del forzista, e dice che il malcontento appartiene pure a qualche anima del movimento. Posizioni simili a quelle di Angelo Cappelli: il perito assicurativo chiede pure d’aprire al Pd. Ago della bilancia i tre di Rivoluzione cristiana: Francesco Marino e Bruno Amendola strizzano l’occhio a Longo, e il presidente del consiglio Franco Falcone dice che non bisogna temere di sottoporsi a una verifica, ma con loro dialoga pure Pino Bovi di Con Cecilia, che a nome del suo gruppo, insieme a Alfonso Baldi, difende la giunta. E anche la sindaca ribadisce che la squadra non si tocca: lo rimarca a chiare lettere anche durante un incontro pacificatore coi forzisti. Nei giorni precedenti, la sindaca aveva litigato a muso duro con Provenza. La Francese, ad ogni modo, starebbe pensando a una redistribuzione delle deleghe, con l’intento d’assegnare mansioni più specifiche e magari d’affidarne pure qualcuna ai consiglieri. E intanto la prima cittadina deve fare i conti con le dure accuse di Gerardo Motta, leader dell’opposizione «cattiva», che diffida i vertici di Palazzo di Città sul caso di Santa Lucia. Dopo i crolli tra le mura degli storici Casoni Doria e in vista della nomina d’un nuovo responsabile per la pianificazione urbanistica, l’area rurale battipagliese finisce nel mirino dell’opposizione: Gerardo Motta punta il dito contro i vertici di Palazzo di Città, chiama in causa i pm e la Soprintendenza e chiede che il puc non sia affidato all’architetto che levò la propria voce a difesa della lottizzazione di Santa Lucia. Alcuni consiglieri, guidati da Bovi, premono per Francesco Domenico Moccia, mentre le altre anime, attorno a Cappuccio, vogliono Francesco Forte. «Forte – dice Motta – avrebbe prodotto una perizia di parte sulla lottizzazione a Santa Lucia, bloccata dalla magistratura, dopo esser stato chiamato in causa dalla Slam e dal progettista ed ex coordinatore di maggioranza Bruno Di Cunzolo, e sono proprio i consiglieri vicini a quest’ultimo a volergli affidare il puc, ma poi cosa accadrebbe a Santa Lucia?». Stizzita la replica della Francese: «Siamo all’illazione! Sto solo incontrando dei professionisti. Di cosa parlano se non ci sono ancora atti amministrativi? La loro politica è ammuffita». Sui Casoni, edificati nel 1746, c’è un vincolo, imposto il 3 maggio 2011 dal direttore regionale del Ministero per i beni culturali e paesaggistici, che bloccò il progetto d’abbattimento presentato dalla Slam, proprietaria degli immobili, e approvato dal Comune e dalla Provincia.

Foto di Ermanno Fiore

22 settembre 2017 – © Riproduzione riservata
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