Multiservizi e compostaggio: l’Alba che verrà


Con gli emendamenti degli altri consiglieri, in aula passa la proposta deliberativa dei pattisti, e adesso la vertenza ambientale s’intreccia con la discussione sul futuro della partecipata di proprietà del Comune
«Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico», diceva Giulio Cesare. E se non riesci a scongiurare la realizzazione d’un controverso impianto di compostaggio, prendine le redini. È così che a via Bosco II, sulle pareti del centro di trattamento meccanico biologico, potrebbe essere affisso lo stemma di Alba, la società comunale che s’occupa d’igiene urbana e di manutenzione.
Alba sul tetto del Sad, che sta per sub-ambito distrettuale ed è la dimensione territoriale interna a un Ato, l’ambito territoriale ottimale per la gestione del ciclo dei rifiuti: i sindaci della Piana del Sele e dei Picentini che s’accordano per mettere le mani nel pattume dei comuni servendosi d’un braccio che dovrebbe assumere la fisionomia dei lavoratori di Alba. Del Sad si parla in un piovoso martedì sera nell’aula consiliare: c’è il civico consesso battipagliese e ci sono i rappresentanti di altre otto amministrazioni.
E dopo due giorni il parlamentino cittadino coglie la palla al balzo e delibera di candidare Alba alla guida di quel sub-ambito: è il 18 di gennaio e i consiglieri si riuniscono per discutere delle sorti della società in house. Convocazione richiesta dai pattisti, tant’è che sui banchi finisce una corposa proposta deliberativa, e in calce ci sono le firme di Roberto Cappuccio, Bruno Amendola, Angelo Cappelli, Valerio Longo, Francesco Marino, Antonio Sagarese, Giuseppe Salvatore e Gerardo Zaccaria. E c’è la mano di Fernando Zara, l’ex sindaco che a maggio del ‘99 s’inventò una società comunale che si chiamava Alba Nuova. Il primo dicembre 2017 Cappuccio ha consegnato a Cecilia Francese il documento di venti pagine: poi i pattisti e i fedelissimi si sono riuniti per tre volte attorno allo stesso tavolo per discutere della bozza. Aperture sommarie, controproposte ed emendamenti sono le parole chiave d’un travagliato cammino che conduce al 18 gennaio.
Quando il parlamentino si riunisce, la segretaria Brunella Asfaldo esorta Amendola e Longo a ragionare sull’opportunità d’una partecipazione alla votazione: i due consiglieri lavorano per Alba, e disertarono l’aula per non esser tacciati di conflitto d’interessi quando il civico consesso fu chiamato a riconoscere la legittimità d’alcuni vecchi debiti fuori bilancio che l’Ente aveva contratto con la municipalizzata. Stavolta i due decidono di votare.
E al termine della seduta, l’Alba che verrà dovrà predisporre degli studi di fattibilità per ampliare il raggio dell’offerta lavorativa, e il novero degli obiettivi prioritari definiti è folto. A via Rosa Jemma si penserà a nuove modalità per la gestione della raccolta differenziata e delle frazioni del multimateriale, valutando perfino il riutilizzo e il riciclaggio della plastica e della carta. In ballo ci sono pure i parcheggi pubblici, che la municipalizzata dovrà gestire, e le farmacie comunali, delle quali Alba dovrà occuparsi se il verdetto della storia infinita che contrappone Battipaglia al Cofaser arriderà alla Francese. E poi le forniture del gas metano, che sono nelle mani dei privati dell’Aquamet da 43 anni, e il trasporto urbano. La ciliegina sulla torta è la ripresa d’un progetto del 1999, che prevede di realizzare un’oasi naturalistica nel tratto di pineta che sorge sul territorio ebolitano e che è di proprietà del Comune: Alba ci lavorerà confrontandosi coi balneari del Consorzio Sele Coast e tenendo presente i dettami del piano urbanistico di Eboli, del piano territoriale di coordinamento provinciale e delle prescrizioni della Riserva Foce Sele-Tanagro.
Infine la società resta pubblica al cento percento: s’allontana così lo spettro della semiprivatizzazione.
Gli emendamenti di Pino Bovi e Pietro Cerullo espungono i riferimenti al social housing: l’amministrazione, alle prese con la grana delle case popolari, per ora non vuole occuparsi d’alloggi.
E su proposta di Egidio Mirra, Alba sarà candidata a gestire il Sad.

Sorride la Francese, no dei sindacati
«Un atto politico significativo, che segna anche una rinnovata unità della maggioranza», commenta soddisfatta Cecilia Francese. La sindaca freme all’idea di Alba alla guida del Sad: «Importantissima la possibilità di diventare l’azienda consortile che gestirà il ciclo dei rifiuti nel sub-ambito distrettuale». E assicura: «Nelle prossime settimane formalizzeremo la proposta».
Durissima la posizione dei sindacati, che parlano d’un libro dei sogni: «Demagogia e populismo sono diventate le parole d’ordine dell’amministrazione Francese», dice Erasmo Venosi del comparto ambientale della Cgil provinciale. Il sindacalista aggiunge: «Elaborano delibere ricche di sogni pindarici, ma senza alcuna possibilità di attuazione, mentre gestiscono la società con proroghe su proroghe e nessun atto concreto».
Alla finestra i lavoratori: «Un’idea che va costruita, ma al momento ci sono ancora debiti e fornitori da pagare», afferma la rsu Francesco Giaquinto, che esorta l’amministrazione a metterci i quattrini, perché «nuovi servizi implicano ulteriori investimenti, e  sull’igiene e sulla manutenzione ci sono già dei problemi».

Alba in cifre
122 – Sono i lavoratori alle dipendenze di Alba. Una sola azienda, ma due tipi di condizioni contrattuali: gli ex Nuova, che s’occupano della manutenzione, hanno un contratto Enti locali, mentre chi ha lavorato sempre nell’igiene urbana ha il Federambiente, l’accordo previsto da Utilitalia.
30 – È la media delle assenze che si registrano quotidianamente in casa Alba. Tante le istanze di malattie presentate presso gli organi competenti da lavoratori assunti in gioventù e ora avanti con gli anni.
485.000 – È l’ammontare d’una mensilità d’igiene urbana. Da ottobre 2017, il Comune paga in anticipo, altrimenti il management di Alba non riuscirebbe a retribuire gli operai.
3 – Un contratto triennale per l’igiene e la manutenzione. I vertici di Alba e la sindaca lo sottoscriveranno a giugno, quando sarà pronto. Per ora si lavora in proroga, alle condizioni contrattuali del capitolato del 2017.
3,7 – Sono i milioni di euro della rottamazione delle cartelle esattoriali: un accordo con l’Agenzia delle Entrate che il Comune ha sottoscritto a inizio 2017 per risparmiare 2 milioni. Resta da pagare più d’un milione: 569.028 euro prima del 30 aprile e altri 569.029 prima del 30 settembre.
400.000 – È il valore approssimativo in euro degli f24 che il Comune non ha ancora corrisposto allo Stato. Finché la Francese non li pagherà, il manager Luigi Giampaolino non lascerà la partecipata.

Glossario
Ato rifiuti: è un ambito territoriale ottimale entro il quale si svolge, in forma obbligatoriamente associata, ogni funzione relativa alla gestione dei rifiuti urbani. Insieme ad altri 160 comuni (157 del Salernitano e 3 dell’Avellinese) Battipaglia fa parte dell’Ato Salerno. In Campania ci sono altri 6 ato.
Eda: è l’Ente d’ambito. Si tratta dell’autorità costituita dai comuni che appartengono allo stesso ambito. Il presidente dell’Eda è il consigliere provinciale Giovanni Coscia. Alla guida dell’Ato c’è un consiglio, di cui fa parte l’ex segretario di Etica Gianluca Di Giovanni, candidato dalla Francese in una lista di centrosinistra in occasione delle consultazioni che un anno fa hanno portato alla definizione dell’organo.
Sad: è il sub-ambito distrettuale. Alcuni comuni, che hanno caratteristiche territoriali omogenee e che per conformazione si distinguono dagli altri municipi che fanno parte dell’Ato, possono federarsi per una maggiore efficienza gestionale. I sindaci propongono il Sad, ma l’ultima parola spetta al consiglio dell’Ato.

26 gennaio 2018 – © Riproduzione riservata
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