Abusa e getta
[di Ernesto Giacomino]
La teoria e la pratica, l’astrazione e la realtà, la dichiarazione e l’attuazione. È dagli albori della storia che l’evoluzione umana passa per la contrapposizione netta, e non sempre conciliabile, tra fatti e parole. E, in un circolo tortuoso come quello dei rifiuti, ogni scostamento tra intenzioni e messa in opera si tira dietro effetti collaterali che paiono assolutamente casuali, ma che in realtà appartengono a precise falle di comportamento difficili da tappare.
Per dire: questa nella foto è l’unica colonnina esterna per il deposito di farmaci scaduti che sia riuscito a scovare a Battipaglia. Poi, per carità: sarò stato poco attento, avrò limitato la ricerca a soli tre chilometri quadri, magari ne esistono di colore cangiante che si mimetizzano nelle mura dei palazzi: fatto sta che io ho visto solo questa. Nelle due settimane centrali di agosto l’avevo sempre trovata piena fino all’orlo: ma, in presenza d’un’unica farmacia di turno e le altre chiuse per ferie, la cosa m’era apparsa tutto sommato normale e fisiologica. Ma questa foto è di domenica scorsa, fine mese, quindi con vacanze terminate e ordinarietà ripristinata. La situazione non cambia di parecchio: anzi, peggiora. Perché, almeno all’impatto, la colonnina appare addirittura vuota, ma inondata – all’esterno – di buste di farmaci scaduti. E con data di ritiro, da come ci sarebbe scritto, “martedì mattina”. Potenziale veleno a portata d’unghia, insomma: basterebbe il muso affamato d’un randagio, o la zampata d’un gatto, o un bambino curioso che sfugge al controllo dei genitori. La tragedia impastata, cotta e servita a chilometri zero, per qualunque umano o animale a corto di cautela. E badate che è un caso, solo un banalissimo caso, che stiamo ancora qui a parlarne come eventualità e non come fatto già accaduto.
Cosicché mi viene spontaneo chiedermi: ma questi allegri sversatori di medicinali all’aria aperta saranno pure tra quelli che volevano sfondare il portone del Municipio per intervenire in Consiglio comunale e protestare contro i miasmi, invocando tutela per la salute dei propri figli? Saranno pure tra quelli che “vergogna, nessuno fa niente, è risaputo che nei centri oncologici del nord c’è solo gente di qua”?
Dice: ma che c’entra, le due cose mica sono collegate. Non fisicamente o logisticamente, magari. Ma lo sono a livello etico, di contaminazione del pensiero. Quelli senza scrupoli, quelli con cui il discorso rifiuti si sposta su livelli più alti, trovano terreno fertile esattamente dove il cittadino comune appare più distratto, menefreghista, parco di senso civico. Nell’indifferenza generale (che a volte è anche omertà se non complicità) possono subdolamente buttare le basi per una gestione della materia approssimativa, redditizia e arruffona, salvo arrivare poi all’esplosione del problema quando è troppo tardi per fare passi indietro.
Il risultato finale di qualcosa, per quanto possa apparirne scollegato, è figlio delle premesse. Tutto ciò che da noi, dalla base, viene seminato con approssimazione e sprezzo delle regole, non può magicamente tramutarsi in campi di gigli immacolati. Teniamolo a mente, quando puntiamo dita: ché spesso, di fronte, quello che sembra un nemico è semplicemente uno specchio.
5 settembre 2020 – © Riproduzione riservata