Agosto rovente e puzzolente
Il derby della puzza tra Battipaglia ed Eboli, il “no” al compostaggio, i guasti ad Acerra e il blocco dello stir: cronaca del mese più rovente di tutti
C’eravamo salutati a fine luglio, in una “notte magica”, parlando dell’acre odore e del derby della puzza che contrapponeva i referenti istituzionali battipagliesi a quelli ebolitani. Poi, lo scorso mese, parecchi tra lettori e redattori sono andati in vacanza durante un agosto rovente e maleodorante. Il tanfo s’è preso giusto qualche ora di ferie: sono circa cinque i giorni agostani durante i quali i miasmi non si son fatti sentire. E si tratta, manco a dirlo, del periodo durante il quale i tecnici dell’Arpac son venuti in città per i primi rilievi: un po’ come quando un conoscente antipatico bussa alla porta e il padrone di casa, dopo una sbirciatina attraverso lo spioncino, torna in camera in punta di piedi, facendo credere che non ci sia nessuno.
Il derby continua
Il primo giorno d’agosto, Cecilia Francese e l’assessore Stefania Vecchio vanno a Eboli per un sopralluogo tra le mura dell’impianto di compostaggio. Ad accoglierle, l’assessore all’ambiente ebolitano Ennio Ginetti. Lo staff del sindaco eburino Massimo Cariello diffonde una nota stampa: «Ora è evidente – dice il primo cittadino ebolitano – che i cattivi odori non dipendono dal nostro impianto. Chi ha ruoli istituzionali a Battipaglia eviti appelli campanilistici». Monta la furia della Francese: «Non abbiamo rilevato nulla di quanto detto da Cariello, che è un bugiardo. È lui che fa campanilismo». E lo ripete pure durante la seduta del consiglio comunale del 2 agosto, quando decine di cittadini, con le mascherine a coprire il naso, affollano la platea d’un’aula consiliare presidiata dalle forze dell’ordine mentre gli esponenti del civico consesso approvano la delibera per la salvaguardia degli equilibri di bilancio. Ci sono pure gli ultrà della Battipagliese. Il pubblico protesta, perché vorrebbe sentir parlare dei miasmi e d’ambiente, non di conti e bilanci, e per qualche minuto Franco Falcone sospende la seduta. Poi si torna in aula e si fissa un consiglio monotematico per il 5 agosto.
Consiglio monotematico
È un afoso sabato mattina a Palazzo di Città. Il giorno precedente, i vigili urbani avevano sequestrato alcuni macchinari della Staff Plast, un’azienda di via Belvedere che lavora la plastica, per mancanza delle autorizzazioni ambientali per le emissioni in atmosfera e per lo scarico di reflui industriali. E di sabato ci si ritrova in aula per il consiglio monotematico. E la Francese s’oppone a Vincenzo De Luca: con una mozione approvata all’unanimità, i consiglieri comunali dicono no alla programmata realizzazione, tra le mura dello stir, d’un centro di compostaggio da 35mila tonnellate annue d’umido, voluto da “EcoAmbiente”, la società provinciale che gestisce la struttura, e finanziato dalla Regione con 7,5 milioni d’euro.
L’ordinanza provinciale
Di tutta risposta, dopo aver trovato chiusi i cancelli del termovalorizzatore d’Acerba per manutenzioni e guasti, l’8 agosto il presidente della Provincia Giuseppe Canfora ordina lo stoccaggio temporaneo, fino al 4 settembre, di tremila tonnellate di rifiuto secco tra le pareti d’un capannone dello stir. La Francese, che non è stata allertata, chiede la revoca e allerta i pm: «Canfora non ci ha avvisati, agendo in spregio di quanto i corretti rapporti istituzionali richiederebbero», tuona. La giunta, il 10, delibera in tal senso. E Canfora si difende: «Stiamo scongiurando l’emergenza. Non ho ritenuto necessario mandarla anche alla Francese proprio perché non si tratta di umido ma di secco inorganico, già tritovagliato, che non puzza, e quindi non si tratta d’un disagio enorme». Il deputato di FdI Edmondo Cirielli annuncia un’interrogazione parlamentare.
Il piano B
Non vogliamo il sito di compostaggio a Battipaglia: questo il nome del comitato spontaneo, rappresentato da Stefania Battista, che il 20, nell’auditorium della parrocchia “San Gregorio VII”, incontra la cittadinanza. Ci sono pure la Francese e la Vecchio, che annunciano: «Presenteremo un ricorso straordinario al capo dello Stato contro la realizzazione del nuovo impianto di compostaggio». Sul tavolo, anche un protocollo d’intesa del 2002, sottoscritto dall’allora commissario di governo per l’emergenza dei rifiuti Antonio Bassolino e dal sindaco Alfredo Liguori, col quale Battipaglia acconsentiva alla realizzazione dell’ex cdr, ma Palazzo Chigi s’impegnava, tra le altre cose, a bonificare le discariche sul territorio e a non realizzare il nuovo impianto di compostaggio a Battipaglia. La sindaca annuncia: «Il piano A prevede un secco no al sito – dice – ma pensiamo insieme a un piano B». Un’idea la sindaca ce l’ha: «Non ci serve un impianto da 35mila tonnellate, ma un piccolo centro comunale di compostaggio comunitario sottoposto al controllo d’un comitato d’esperti, ambientalisti e cittadini». Dure critiche ai commissari straordinari.
L’opposizione
«Siamo contro l’impianto e collaboreremo con la maggioranza, ma basta addossare le colpe a chi c’era prima». Con un documento condiviso, i consiglieri d’opposizione attribuiscono a Cecilia Francese e ai funzionari comunali le responsabilità della realizzazione dell’impianto di compostaggio tra le mura dello stir. Il 22 agosto, in occasione d’una conferenza dei capigruppo sui cattivi odori, aperta alla cittadinanza che però diserta l’incontro, Gerardo Motta, Alessio Cairone, Renato Vicinanza e Luisa Liguori presentano una breve cronistoria, che parte dal 27 luglio 2016, quando la giunta regionale presenta la proposta preliminare del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani. In quel piano, Battipaglia è citata 78 volte, e si scrive a chiare lettere del compostaggio. De Luca e i suoi, il 29 luglio, aprono la procedura di valutazione ambientale strategica. L’1 agosto 2016 pubblicano un avviso per i soggetti interessati a presentare osservazioni. «Il Comune di Battipaglia non le presenta, nemmeno tardive», spiega Motta. Lo fa, e con successo, il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, prima che a dicembre il piano venga approvato. E poi le Ansa e gli articoli di giornale di gennaio 2017, e gli atti di finanziamento, la convalida e l’approvazione del progetto esecutivo proposto da EcoAmbiente, mai impugnati dall’Ente. La Vecchio ribatte che «la localizzazione dell’impianto deriva dal rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, accordata a EcoAmbiente nel 2015 sulla scorta dei pareri favorevoli del Comune, che nei mesi precedenti aveva preso parte alle conferenze dei servizi».
Lo stir nella bufera
Il 31 agosto, l’Arpac torna in città, e scopre che l’impianto tmb, il cosiddetto stir, è saturo, ma i gestori non l’avevano mai ufficialmente comunicato a Palazzo di Città. Soltanto sul piazzale, sono stoccate illegittimamente 5mila tonnellate di secco. Numerose le criticità: negli scrubber, le apparecchiature che abbattono le polveri e le sostanze microinquinanti, ci sono evidenti rotture. Il materiale filtrante è usurato, gli infissi aperti, i portelloni sono divelti pure a causa delle fosse piene fino all’orlo, e quello a chiusura rapida è danneggiato. Ginetti da Eboli dice: «Allora non era il nostro impianto a puzzare… Sarebbe stato meglio fare i controlli, anziché il campanilismo». E la Francese replica: «I controlli allo stir non escludono che ci siano problemi anche in altre strutture, ma ne riparleremo se dai controlli dell’Arpac emergeranno disfunzioni; non siamo noi a far campanilismo». Il 4 settembre si riunisce un tavolo tecnico, disertato dalla Regione e da Cariello, che stizzito parla di «convocazione non condivisa» e di «acredine e polemiche da parte di capigruppo, assessori e sindaca». «La giunta – esordisce la Francese – approverà una delibera per chiedere il blocco del rilascio di nuove autorizzazioni per impianti privati: basta aggressioni ambientali!». E ribadisce: «No al compostaggio nello stir». Pia Napoli di Ecoambiente spiega che «i vagli sono stati rinnovati» e promette che «il nuovo scrubber arriverà entro 15 giorni».