Aperta la nuova scuola Penna


Dal 10 gennaio, gli alunni dell’istituto comprensivo Sandro Penna sono nella nuova sede. Finalmente i ragazzi delle cinque classi di scuola elementare e delle quindici di scuola media possono beneficiare di nuove aule, di una palestra funzionale, di efficienti laboratori, e di una biblioteca molto fornita.
Una vera scuola. Una struttura idonea allo svolgimento delle attività scolastiche che, finora, venivano svolte in in diversi edifici a Taverna e nelle località limitrofe.
La realizzazione dell’opera pubblica, tuttavia, è arrivata dopo una saga interminabile. Era il 2012. L’amministrazione comunale, guidata da Giovanni Santomauro, ottenne dalla Cassa Depositi e Prestiti un finanziamento di 5 milioni e mezzo di euro: un mutuo per il quale l’Ente sta sborsando ancora le rate. Poi partì la gara, e ad aggiudicarsi l’appalto fu un’associazione temporanea d’impresa costituita dalla Terralavoro Costruzioni e dall’Alter: la scuola avrebbero dovuto realizzarla in un’area tra via Rosa Jemma e via Bosco I. Il 31 dicembre del 2012, tra squilli di fanfara e proclami solenni, ci fu la posa della prima pietra. E la pietra rimase una sola, visto che, su quei terreni, c’era un contenzioso. E i lavori si fermarono. E il Comune continuava a pagare le rate del mutuo per un’opera che, stando al ribasso dei tempi previsto dalle ditte aggiudicatarie dell’appalto all’atto dell’assegnazione, avrebbe dovuto essere ultimata nel settembre 2013.
Poi, nel 2014, furono i commissari straordinari a sbrogliare la matassa. Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone destinarono alla Sandro Penna i lotti di terreno che l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati alla Criminalità organizzata (ANBSC)  aveva assegnato al Comune. Due ettari, a via Parmenide, confiscati alla camorra, che erano stati di proprietà della C&C, società riconducibile ad Antonio Campione, fino al sequestro nell’ambito del Processo California. La delocalizzazione, però, portò a una rimodulazione dei costi: dal progetto dell’architetto Antonio Parente furono stralciate alcune opere, per un risparmio di 147mila euro. Ai principi di novembre fu aperto il cantiere, ma, dopo pochi giorni, gli operai dovettero fare i conti con un’altra grana: nell’area, infatti, fu ritrovato un ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale, e i lavori furono interrotti di nuovo. La bomba fu portata via e disinnescata, e si riprese a lavorare all’opera. Inizialmente, fu prevista una riapertura a settembre 2016, ma non si rientrò nei tempi. La nuova amministrazione comunale, guidata dal sindaco Cecilia Francese, fece pressing respingendo la richiesta di una proroga fino alla prossima primavera. In questo modo, soprattutto grazie all’apporto dei tecnici comunali Angelo Mirra, Modesto Lembo e Marcello Malangone, l’opera è stata consegnata negli ultimi mesi del 2016 e inaugurata subito dopo le festività natalizie. Finisce così, per la Sandro Penna, una vera e propria emergenza locali. Nel 2014, infatti, la scuola era stata sfrattata per morosità dalla Litobox della famiglia Jemma, proprietaria dell’immobile. Il Comune, infatti, non aveva corrisposto il canone d’affitto per più d’un anno e mezzo, e s’era accumulato un debito di oltre 140mila euro. Furono adattati dei locali di proprietà del Comune, accanto al Comando di polizia municipale e alla sede della municipalizzata Alba, al costo di 115 mila euro. In quelle stanze, che ora, provvisoriamente, riparano i clochard dal gelo, saranno ospitate, fino alla dismissione del bene, 13 classi dell’Istituto di Istruzione Superiore Enzo Ferrari.

13 gennaio 2017 – © Riproduzione riservata
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