Bocciato il ricorso o bocciata Battipaglia?
Da un po’ di tempo a questa parte, in certe scuole superiori, c’è l’usanza di calendarizzare esami di riparazione pure a luglio, sì da non costringere tutti gli alunni a passarci proprio l’intera estate con gli occhi incollati ai manuali.
E una scolaretta discola, che di nome fa Battipaglia, un po’ di tempo fa, nell’aprile del 2014, s’è beccata una pesante insufficienza in una materia chiamata “legalità”, tant’è che, fin dal giorno successivo i professori le chiesero di farsi accompagnare in classe dai genitori adottivi, certi commissari straordinari, giacché i familiari naturali l’avevano abbandonata.
Battipaglia c’ha provato pure a recuperare, ma quello scioglimento per infiltrazioni camorristiche è un voto troppo basso, e fa dannatamente media. Lo scorso 20 luglio, infatti, il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso contro quel decreto presidenziale.
Dietro la cattedra, il presidente del tribunale amministrativo, Luigi Tosti, e i membri del collegio giudicante, Raffaello Sestini, Anna Bottiglieri e Ivo Correale. Dall’altro lato, invece, c’erano gli avvocati Andrea Di Lieto, in rappresentanza dell’ex sindaco Giovanni Santomauro, Sara Di Cunzolo, per Etica Per il Buon Governo e Battipaglia Nostra, Demetrio Fenucciu e Azzurra Immediata, per conto dell’ex consigliere comunale, Pasquale Tramontano, e dell’ex dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Pasquale Angione.
Il 25 marzo, in effetti, i legali pareva fossero stati pure piuttosto convincenti, contestando una «singolare» attuazione dell’articolo 143 del Tuel, relativo allo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni criminali, che è stato applicato quando a Palazzo di Città lo scranno più alto era occupato da Mario Rosario Ruffo, commissario prefettizio. “Lo Stato ha commissariato lo Stato”, denunciarono i ricorrenti.
Per Di Lieto e gli altri, poi, negare ai cittadini l’esercizio del diritto di voto “equivarrebbe ad additare come camorrista ogni singola famiglia battipagliese”.
Le ragioni dei ricorrenti, tuttavia, non son valse a persuadere i giudici.
La lotta, però, non si ferma qui: «anche le sentenze non condivise – ha spiegato l’ex sindaco –vanno rispettate, ma attendiamo di conoscere le motivazioni, sì da appellarci al Consiglio di Stato».
Santomauro, poi, ha aggiunto pure che «tra un po’ di tempo la città conoscerà tutta la verità».
Più aspro il commento di Cecilia Francese: «non c’è motivazione che tenga – ha dichiarato la presidente di Etica – perché, con quanto accade, Roma non viene sciolta, ma Battipaglia, ove non risulta nulla, sì; evidentemente fa comodo a qualcuno evitare elezioni che avrebbe perso».
Il medico, poi, ha parlato d’uffici: «a Roma il Prefetto rimuove parte dei dirigenti, mentre qui, dopo tre anni, ci ritroveremo ancora le stesse persone».
Di parere opposto Luciano Ceriello, presidente provinciale di Noi tutti liberi e partecipi, che condivide la decisione dei giudici. Ai nostri taccuini, l’avvocato ha parlato così: «all’atto dello scioglimento, ricordo le reazioni scomposte di chi voleva che si andasse subito al voto, pensando di averne un vantaggio elettorale, anche se questo significava far correre il rischio a Battipaglia di trovarsi amministrata nuovamente dalla stessa classe politica, direttamente o per interposta persona. In questo periodo, invece, la città – grazie alla Commisione straordinaria – ha iniziato un lento e lungo cammino di rinascita».
Nel frattempo, Battipaglia, rimandata al 2016, dovrà tornare sui libri.