Cantiere PIU Europa, si ricomincia da tre

[di Carmine Landi]

Sei e tre. Sono i numeri che scandiscono passato e futuro del “PIU Europa”, la più mastodontica delle incompiute battipagliesi. Sei come le ragioni che hanno indotto il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Carmine Salerno, a revocare e risolvere il contratto con Atene Grandi Progetti, unica reduce del raggruppamento che s’aggiudicò la concessione del centro integrato d’interscambio modale mai nato, concepito in regime di partenariato pubblico -privato. Tre come i complicati passi che l’amministrazione comunale intende intraprendere per dare un senso alla terra di nessuno nel cuore della città, di recente finita finanche al cospetto delle telecamere d’un programma televisivo nazionale.

La sindaca Cecilia Francese “ricomincia da tre”. In conferenza stampa ha annunciato il suo piano. Uno: ripulire l’area e metterla in sicurezza entro 45 giorni dalla riconsegna. Due: approntare il sovrappasso pedonale e buona parte dei parcheggi nell’arco d’un anno. Tre: ultimare e rendere integralmente operativo l’hub. Obiettivo, quest’ultimo a lungo termine, perché passa per le sorti dei progetti di completamento del “Piu” (7 milioni di euro) e di realizzazione del sottopasso veicolare di via Colombo (16 milioni), entrambi candidati al bando per le opere di compensazione previste nell’ambito del cantiere per il lotto dell’alta velocità “Battipaglia-Romagnano”. I primi due passi, invece, saranno finanziariamente a carico del Comune, che attingerà al bilancio municipale.

Entro la fine di novembre la “Atene” dovrà riconsegnare l’area, inclusa la sede dell’Inps (che rimarrà lì, ma verserà i canoni di locazione nelle casse municipali e non più in quelle private).
Nell’articolato provvedimento del dirigente Salerno vengono snocciolati i sei punti che hanno indotto il Comune a revocare il contratto con l’impresa partenopea. 

Punto uno: sarebbero stati sostituiti, senz’autorizzazione municipale, i soci originari che avevano fornito i requisiti tecnici per ottenere il progetto. Requisiti che adesso, quindi, non ci sarebbero più. Punto due: ictu oculi, i privati hanno accumulato ritardi inimmaginabili, ben oltre quel 10% che, da solo, è sufficiente per la risoluzione. Punto tre: l’evidente stato d’abbandono e degrado in cui versa l’area di cantiere, documentato dalle segnalazioni delle forze dell’ordine e soprattutto dei volontari del Noa, il Nucleo operativo ambientale. Punto quattro: il direttore dei lavori, nel gruppo di progettazione fin dalla gara d’appalto, s’è dimesso a settembre 2023, e in 13 mesi non è mai stato rimpiazzato. Punto cinque: a fronte d’un canone concessorio annuo di 110.000 euro, che il Comune avrebbe dovuto incassare a partire dal 2019, nelle casse municipali non è mai arrivato un euro. Punto sei: il (non più) concessionario è accusato d’aver realizzato solo opere accessorie, tralasciando quelle che rappresentavano il cuore del progetto. Da “Atene” hanno controdedotto prima d’arrivare alla revoca: invano. Con ogni probabilità si finirà davanti ai giudici, ma per adesso, si “ricomincia da tre”.

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