Cappelli: si può dare di più

A sei mesi dall’insediamento a Palazzo Sant’Agostino, abbiamo rivolto dieci domande ad Angelo Cappelli, consigliere comunale e provinciale. Non s’è sottratto, e senza peli sulla lingua ha detto la sua, parlando, tra le altre cose, d’un’area tozziana venuta meno ed esortando gli assessori a raggiungere i risultati.
Cosa ha fatto in sei mesi da consigliere provinciale? «Ho cercato di comprendere come funziona dopo la “Delrio”, che limita il campo d’azione provinciale a strade, viabilità, scuole superiori e ambiente. Il ripristino del semaforo a via Spineta non è un intervento mastodontico, ma ha comunque il suo valore. E poi abbiamo accelerato i lavori di riqualificazione della provinciale 312, che insieme a quella della 135 è un mio obiettivo. Portano a mare, le due vie, e m’interessa la fascia costiera: potrei avere la delega ai distretti turistici. Ho degli ottimi rapporti con l’assessore regionale al turismo, Corrado Matera, e qui, a Battipaglia, se ne occupa la mia amica Francesca Napoli».
Eletto all’opposizione con FdI, ora in Provincia il tozziano Cappelli vira a sinistra. Andrà nel Pd? «La mia candidatura con FdI, che in consiglio comunale non esiste, era da indipendente. I miei 2.262 voti alle provinciali sono stati tutti civici. E poi in città FdI non se la passa bene: c’è una diatriba interna al direttivo, la sede è stata chiusa e l’attività partitica è pari a zero. Ho aderito al gruppo misto, ma non voglio entrare nel Pd: voglio lavorare in autonomia per Battipaglia. Cosa ne ricavo se faccio opposizione? E poi sono nati dei rapporti bellissimi, oltre che col direttore generale Bruno Di Nesta, anche con il presidente Giuseppe Canfora e con il governatore Vincenzo De Luca, una relazione importante per il futuro».
Che fine hanno fatto i tozziani? «Noi di Ugo Tozzi eravamo un gruppo alternativo a Cecilia Francese: il “patto nobile” doveva essere una collaborazione forte, ma programmatica. E adesso vogliamo andare oltre quel patto, tant’è che le stesse condizioni decretate alla vigilia del ballottaggio sono saltate. Ugo non è alternativo a Cecilia: è il suo vicesindaco. D’altronde, quando s’è dimesso dal consiglio comunale, ha cessato d’essere il leader del suo movimento ed è diventato il vice del concorrente. Non c’era più alcuna differenza tra i due gruppi».
Una serie d’errori? «Più che altro, non ci sono stati più programmi d’una parte politica: tutta la forza di governo s’è immedesimata nella riprogettazione dell’Ente».
Lei non era entusiasta per la nomina della Napoli… «Io sono contrario al fatto che i consiglieri si dimettano per fare gli assessori, nonostante gli eletti siano più legittimati a ricoprire quei ruoli. Sono pure contento per lei, che va a occuparsi egregiamente d’un settore difficile, e per Gemma Caprino, un’altra di Tozzi sindaco. Il punto è che, per sostituire Marco Onnembo, gli accordi erano diversi». È vero che con le dimissioni di Bruno Di Cunzolo, ideatore del “patto nobile”, s’invalida quell’accordo?
«Formalmente potrebbe essere così, ma il patto è stato superato con la conferma del quarto assessore in quota Tozzi. Ora c’è un obiettivo comune: si va avanti tutti insieme, e non si ragiona per gruppi».

Sicuro che i “frondisti” lo sappiano? Fernando Zara ha tirato in ballo il suo nome, e dopo l’approvazione del rendiconto i forzisti non le vogliono molto bene… «Forse Zara sapeva che, rispetto alla maggioranza, io ragiono in termini più politici. Ha denunciato che siamo fermi, e allora ha parlato di Cappelli, che avrebbe potuto condividere. E pure Forza Italia ha parlato di città ferma. Ma non c’era alcun accordo: alcuni passaggi insieme li abbiamo fatti, ma non sapevo neppure che non avrebbero votato il rendiconto, e invece si sono proprio assentati. Ora, dopo l’approvazione del conto consuntivo, si può ragionare in termini politici».

E magari, visto che lei strizza l’occhio a sinistra, aprire al Pd? «Se l’amministraziome intende raggiungere risultati, non si può chiudere a nessuno, nemmeno al Pd. C’è FI, e non so se i due partiti potrebbero stare insieme, ma di certo la cosa non spaventa me».

Soddisfatto della pax tra la sindaca e i forzisti? «Il rendiconto andava votato, questo è sicuro. Ma FI s’è candidata come forza politica a sostegno di Cecilia, e se la sindaca ha ritenuto quanto fatto sufficiente a una riconciliazione, noi ci adeguiamo».

Come valuta il primo anno di amministrazione Francese? «È stato difficile ereditare il governo della città dopo tre anni di commissariamento. Forse pure gli assessori, che lo sono per la prima volta, ci hanno messo più del dovuto. Nella burocrazia s’è fatto molto, ma ora gli assessori devono entrare nel merito. Sto lavorando per il controllo dei passi carrabili, per la riqualificazione dell’area urbana delle comprese, per l’isola pedonale e il commercio, ma pure per l’installazione di tabelle mortuarie e i regolamenti del cimitero. E ho suggerito alla sindaca un’ordinanza volta ai titolari di verde privato: tengano pulite le proprie aree. C’è tanto da fare, e la cosa mi stimola».

30 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
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