Ciao Peppe | di Minuccio Esposito
Era il 1975, io abitavo in piazza Madonnina, i miei parenti dalle parti del cinema Garofalo, per cui, di tanto in tanto, percorrevo quel tratto di strada. Lungo il tragitto c’era Giovanni La Ragione, mio amico, che vendeva pittura per l’edilizia ed era di via Stella, mi ci fermavo sovente.
E così un giorno, nel passare lì davanti, fui attratto da una sagoma monumentale che, a braccia conserte, si stagliava nei pressi della vetrata.
Una valutazione approssimativa mi diceva che era alto quasi due metri e non aveva più di 15 anni. Taciturno e introverso, probabilmente a seguito della sua “stazza”, mi disse a malapena di aver da poco compiuto 15 anni e di chiamarsi Peppe con un cognome introvabile dalle nostre parti, era di Salvitelle. Giovanni mi disse che era figlio di Rumminico (Domenico) falegname di poche parole e Francescona (Francesca) casalinga a dir poco vulcanica e piena di vita.
Alla riluttanza di Peppe contrapposi il mio entusiasmo e così, dopo qualche settimana, raccontandogli un mucchio di favole, grazie all’appoggio determinante di Francescona, riuscii a portarlo in palestra (quella della scuola De Amicis). Da quella palestra Peppe non uscì più, condividendo con noi in amicizia e lealtà tutto il bellissimo viaggio.
Minuccio
Nella foto: Peppe Scelza (in piedi, il quarto da destra) insieme ai compagni della Polisportiva, 1985