Classe dirigente cercasi

[di Francesco Bonito]

Sgombriamo subito il campo da equivoci: la scelta della copertina non è un richiamo nostalgico al deprecato ventennio, né voglia di podestà. È una bella foto degli anni ’30 e ci fa piacere offrirla ai nostri lettori. Lo scrivo per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Nell’affrontare il complesso tema suggerito dal titolo, la prima riflessione da fare è quella che tiene presente la genesi della nostra comunità: una città nata in pieno ventennio fascista che ha vissuto i primi anni della sua breve storia in un contesto privo dei meccanismi di rappresentanza e di autodeterminazione tipici delle democrazie. C’è quindi da chiedersi se questo imprinting autoritario non abbia condizionato la giovane comunità battipagliese che, nel corso dei decenni, ha ricercato spesso un nuovo podestà piuttosto che un sindaco e dei consiglieri comunali. Materia per psicanalisti e per politologi.

Ora, non so se dipenda da questa suggestiva ipotesi, è un fatto che spesso la città ha premiato uomini forti, comandanti più che leader, attorniati da corti di attendenti e lacchè. Così è accaduto che, relegati gli assessori e lo staff al ruolo di passacarte e di annuitori (passatemi il neologismo) professionali, sono mancate la dialettica e la collegialità, condizioni propedeutiche e indispensabili a un corretto ed efficace processo decisionale. Come negare che sovente sono stati i sindaci a circondarsi di persone mediocri, adulatori che non facessero loro ombra.

Oggi da più parti si reclama a gran voce il ricambio della classe dirigente. Ne scrivono su questo numero (a pagina 4) due protagonisti della vita politica cittadina: Nicola Vitolo (leader dell’associazione Battipaglia e oltre) e Luca Lascaleia (segretario cittadino del PD). È un bene che due persone equilibrate come loro che rappresentano centinaia se non migliaia di cittadini pongano sul tavolo la questione, certo con un approccio diverso e, forse, arrivando a conclusioni distanti. Non importa: basta che il dibattito sia aperto e finalizzato ad azioni conseguenti. Per questo motivo e per stimolare il confronto sul tema, Luca Lascaleia – del quale condivido alcune considerazioni – mi perdonerà se lo coinvolgo con simpatia e con garbo in una polemica. Volendo assecondare il suo invito a “una seria analisi di critica e autocritica dei pregi e difetti mostrati nella nostra funzione di rappresentanza politica”, vorrei chiedergli: dove era il PD quando il suo sindaco mortificava il ruolo degli assessori trasformandoli in lavoratori interinali e dichiarando orgogliosamente di poterne cambiare ancora molti, visto che aveva “la panchina lunga”? Dov’era il PD quando il suo sindaco di fatto cancellava uno dei pochi organi collegiali consultivi, cioè il Forum dei Giovani, promuovendone il suo coordinatore (nonché figlio di un consigliere comunale) ad assessore? Favorivano questi come altri innumerevoli atti dello stesso tenore la formazione di una classe dirigente?

In attesa di una risposta sincera, saluto cordialmente.

13 febbraio 2014 – © Riproduzione riservata

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