Col favore delle tenebre

[di Francesco Bonito]

«Avevo appena chiuso il negozio, erano più o meno le nove meno dieci. La mia amica mi aspettava in macchina. Ero sul marciapiede, a un paio di metri dall’auto. A un certo punto mi sento tirare la borsa da qualcuno alle mie spalle; ho pensato si trattasse di un amico che voleva farmi uno scherzo. Mi sono girata. Di fronte a me un uomo con gli occhiali scuri e una parrucca. Impugnava una pistola e mi ha gridato “Lascia la borsa che non ti faccio niente!”. Un italiano, non ho dubbi. La mia amica in macchina ha cominciato a urlare a squarciagola. Io ero frastornata. Ho solo avuto la prontezza di dire: “Fammi prendere almeno il telefonino”. Il rapinatore mi ha intimato di fare presto. Appena preso il cellulare dalla borsa, lui me l’ha strappata di mano e, incurante delle grida della mia amica e dell’avvicinarsi di altre persone, ha imboccato di corsa il vicolo. Un signore lo ha inseguito, ma il rapinatore si è dileguato in direzione della stazione».

Quella che avete appena letto è la testimonianza di una persona vera, in carne e ossa, vittima di una rapina reale, avvenuta la sera del 29 maggio nella centralissima via Plava. Nella stessa strada pochi giorni prima un’altra donna è stata rapinata da un individuo armato di coltello. Questi due episodi, insieme ad altri simili, hanno contribuito ad alimentare in città un comprensibile clima d’insicurezza. Se n’è parlato tanto: per strada, nelle piazze virtuali, sui giornali e nel Palazzo. Alcuni consiglieri comunali hanno promosso una petizione da indirizzare al prefetto e al questore, al fine di evidenziare l’incremento significativo di episodi delinquenziali che sta interessando Battipaglia.

Che il fenomeno sia reale è incontrovertibile. Non si tratta solo di una percezione emotiva, ma della registrazione di un dato di fatto. Scippi, furti in appartamento e rapine stanno aumentando di numero e si stanno sempre più spesso verificando in luoghi e in orari finora non considerati “a rischio”. L’apprensione dei cittadini è motivata e condivisibile. Il problema si sta manifestando qui come nel resto d’Italia, complice la crisi economica che genera disperazione e, conseguentemente, microcrimini (tali solo per il codice penale e le statistiche, non certo per le vittime). Difficile trovare con rapidità soluzioni efficaci, viste anche le limitate risorse di uomini e mezzi a disposizione delle forze di polizia. C’è da affrontare il problema con determinazione, serietà e, soprattutto, razionalità. Inutile chiedere a gran voce provvedimenti inattuabili, come invocare “l’intervento dell’esercito”. Giusto richiedere l’attenzione del ministero dell’interno, attraverso le sue istituzioni territoriali. 

Ai nostri amministratori si possono chiedere tre cose: sensibilizzare il prefetto per avere più forze dell’ordine per garantire un più efficace pattugliamento; rendere efficiente la videosorveglianza; illuminare adeguatamente la città. Quest’ultimo intervento deve essere tempestivo. Da tempo si sente dire che nel 2023, annus mirabilis, si provvederà alla nuova pubblica illuminazione. Nell’attesa che ciò avvenga, è necessario illuminare meglio le zone più buie, anche con interventi tampone. A chi amministra la città non si chiede un miracolo, ma solo di accendere la luce.

3 giugno 2023 – © riproduzione riservata

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