Come sceglierelo psicoterapeuta?
[di Daniela Landi – psicologa]
C’è una domanda importante che molti si pongono quando valutano di iniziare una psicoterapia.
Come scegliere il terapeuta giusto?
Considerando che esistono tanti modelli teorici e proposte terapeutiche, può essere complesso orientarsi. Una prima distinzione va fatta tra la psicoterapia e l’analisi, entrambe operano nel campo della salute mentale, ma si differenziano principalmente per approccio e scopo. La psicoterapia si riferisce a metodi terapeutici utilizzati per trattare una varietà di problemi emotivi, comportamentali e relazionali, attraverso la terapia cognitivo comportamentale, la terapia centrata sul cliente, la terapia familiare e molte altre. L’analisi, invece, si concentra sull’indagine approfondita dell’inconscio del paziente, per acquisire consapevolezza dei pensieri, dei sentimenti e delle motivazioni inconsce che influenzano il comportamento.
Davanti a tanti orientamenti teorici, quale è il miglior modello terapeutico perché la psicoterapia sia efficace? Nel tentativo di trovare una risposta, negli ultimi 50 anni sono stati fatti molti studi statistici che hanno confrontato dati relativi a grandi numeri di pazienti. Se in generale i risultati hanno dimostrato l’efficacia della psicoterapia, si è riconosciuto che non è possibile dare una risposta univoca, in quanto ci sono troppe variabili e tanti i fattori coinvolti: i tipi di disturbi, la soggettività dei pazienti, i diversi metodi, la personalità e la formazione di ogni terapeuta.
Nei differenti approcci i contributi dello psicoterapeuta possono cambiare: in quello analitico si è orientati a esplorare le circostanze e gli eventi dell’infanzia e le loro ripercussioni sul presente; nel modello cognitivo comportamentale si identificano quei pensieri erronei che condizionano le emozioni e i comportamenti; nel contesto umanistico si stimola a contattare quella parte più sana e propositiva per superare dei blocchi; e così via.
Un aspetto in comune a tutti gli approcci terapeutici è quello di contribuire a portare un senso e una coerenza alla storia di vita personale, un supporto per comprendere i propri sentimenti ed emozioni, l’incidenza che possono avere avuto alcuni eventi, le conseguenze di possibili traumi, come si sviluppano le relazioni e cosa possono rappresentare certi comportamenti. Il setting terapeutico può essere anche uno spazio in cui riflettere sulle incertezze del futuro e su possibilità progettuali, confrontarsi sul timore di sbagliare o fallire, su come gestire la frustrazione, o su come sentire la forza delle proprie scelte.
In ogni caso, si capisce se si è trovato lo psicoterapeuta giusto quando si sente che si sta comprendendo il proprio vissuto, trovando un’elaborazione che stimola ad attuare quei cambiamenti che contribuiscono a dare un senso e a migliorare la propria vita. A volte può servire anche confrontarsi con diversi approcci, in quanto ogni terapeuta può avere un contributo da dare.
18 maggio 2024 – © riproduzione riservata