Commissariamento, gli esami non finiscono mai
Come all’università. Il 27 di luglio, a Roma, al cospetto della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, Battipaglia ha dovuto sostenere un esame importante. Dinanzi a Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia, s’è presentata la sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese, e la notizia è stata largamente approfondita dagli organi di informazione locale. Tuttavia s’è parlato di meno dell’altra audizione che, nello stesso giorno, ha visto Battipaglia al centro delle attenzioni di Bindi e company.
Prima della Francese, infatti, ha parlato Gerlando Iorio, presidente della commissione straordinaria che da aprile 2014 a giugno 2016 è stata al governo della città. Insieme al viceprefetto c’erano anche gli altri due commissari, Carlo Picone e Ada Ferrara.
Ad agosto l’Antimafia ha divulgato i contenuti dell’audizione di Iorio, ma pochi battipagliesi hanno avuto la possibilità di leggere il verbale dell’audizione del viceprefetto, che ha reso conto di un lavoro durato oltre due anni e delle 572 delibere adottate.
Il bilancio tracciato da Iorio è positivo, come facilmente desumibile dalle dichiarazioni che l’ex commissario aveva rilasciato ai nostri taccuini qualche mese fa. Eppure, al viceprefetto, non è andato giù il «negazionismo imperante». Iorio, infatti, ha parlato alla Bindi di una certa «resistenza dell’ambiente», del «non aver accettato questo scioglimento», e ha descritto la riottosità dei battipagliesi rispetto al decreto di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose come «un limite, un’occasione persa per la città».
«La grande criticità della situazione riscontrata a Battipaglia – ha dichiarato Iorio – è il negazionismo imperante, che è il male profondo di questi enti, il non riconoscere che il condizionamento c’è, sia pure in una parte isolata del tessuto sociale ed economico che può essere asportata senza particolari preoccupazioni».
Parole, quelle di Iorio, che specificano che a Battipaglia l’illegalità non dilaga, anzi essa può agevolmente esser ricollegata a una minoranza della cittadinanza; al tempo stesso, però, il viceprefetto ha pungolato pure la parte sana della città, chiamata a un «riconoscimento pubblico» degli aspetti negativi. Iorio avrebbe gradito che, rispetto a certi fenomeni, i battipagliesi prendessero le distanze pubblicamente, senza paura d’esporsi, «perché in privato si sussurra, e non poco». A tal proposito, d’altronde, il viceprefetto ha chiesto alla Bindi di passare in seduta segreta per pochi minuti al fine di ricordare un episodio che sarebbe accaduto in città nel biennio del commissariamento.
A Roma, oltre alle sudate carte riassuntive del lavoro svolto, Iorio ha portato con sé pure una vignetta, che esprime un «disconoscimento dopo la questione degli impresentabili, opera di un battipagliese che nella vita fa tutt’altro, disegna vignette per diletto».
Iorio, comunque, ha mosso le critiche più serrate all’indirizzo della normativa nazionale in materia di scioglimenti: «Se si vuole un’azione efficace, bisognerebbe dare da un punto di vista normativo o in via amministrativa delle indicazioni precise perché si possa incidere maggiormente sul turnover dei dirigenti, anche perché al di là dello schema imposto dalla normativa non si può andare». Maggiori poteri ai commissari straordinari, sperando che Battipaglia non debba più sperimentarli con lo scioglimento, e non perché gli aspetti negativi debbano essere negati. L’idea migliore, al contrario, sarebbe quella di arginarli. Per superare l’esame. Una volta per tutte.
Nella foto: il commissario Gerlando Iorio, (foto di Bé Battipede)