Comune: la Procura indaga su otto palazzi

[di Carmine Landi]

Sono le 9,30 d’un assolato lunedì mattina. Nel cuore della città il rumore predominante è quello delle sirene di due auto: una è dei carabinieri, l’altra dei finanzieri. Si fermano in piazza Aldo Moro, ai piedi di Palazzo di città. Primo atto pubblico d’una maxi-inchiesta sui permessi di costruire rilasciati a Battipaglia: per ora l’ipotesi di reato è di concorso in abuso d’ufficio e nel registro tenuto dai pm Alessandro Di Vico ed Elena Cosentino ci sono già degli indagati. Le forze di polizia giudiziaria coinvolte sono tre: investigano i carabinieri del Nucleo investigativo (tenente colonnello Gabriele Lo Conte) del Comando provinciale, diretto dal colonnello Filippo Melchiorre, quelli della Sezione operativa del Norm (capitano Donato Recchia) della Compagnia di Battipaglia, agli ordini del capitano Samuele Bileti, e i finanzieri della Sezione operativa volante della Compagnia cittadina, guidata dal capitano Agostino Fasulo. Salgono al terzo piano, all’Ufficio tecnico municipale, in compagnia dell’ingegner Fabio Cafiero e dell’architetto Simona Penza, consulenti tecnici d’ufficio nominati dalla Procura. E danno esecuzione a un’ordinanza d’esibizione della documentazione. Dopo due ore lasciano il Municipio portando con sé i fascicoli relativi a otto permessi di costruire finiti sotto la lente degli inquirenti: la magistratura s’interroga sulla legittimità delle modalità di calcolo degli ampliamenti volumetrici previsti dal Piano casa (legge della quale ci si è avvalsi in sette delle otto circostanze) in forza dei quali, nell’ambito d’interventi di demolizione e ricostruzione, sono state autorizzate palazzine più elevate rispetto a quelle preesistenti. 

In Comune ritengono d’aver rispettato pedissequamente le normative previste, mentre in Procura, all’esito dei numerosi esposti pervenuti, i primi dei quali sono stati presentati alle Fiamme gialle, sospettano che non sia andata così. L’ultima parola spetterà ai periti tecnici nominati dalla Procura. Gli interventi edilizi oggetto d’indagine sono stati autorizzati dal 2020 al 2023, anno in cui ha preso piede l’inchiesta. Il primo titolo fu rilasciato a un familiare d’un ex sindaco e riguarda un palazzo di via Olevano. Poi ci sono due pratiche del 2021 e due del 2022: a marzo 2022 risale il titolo edilizio rilasciato a parenti d’un consigliere comunale a Belvedere, e ad agosto quello ottenuto da parenti d’un altro esponente del parlamentino. Infine ci sono tre permessi del 2023: un palazzo in via Olevano, una licenza accordata al familiare d’un ex consigliere a Belvedere, e la ricostruzione d’un immobile in via Baratta.

La sindaca Cecilia Francese non mostra preoccupazioni: «Siamo sereni: nutriamo piena fiducia nella magistratura. E so che tutte le pratiche sono state seguite dai miei uffici, quindi sono tranquilla». Dai social, invece, s’è levata la critica dell’ingegner Attilio Busillo, ex dirigente tecnico, oggi responsabile del Servizio controlli edilizi, che non ha gradito le modalità d’esecuzione dell’ordinanza: «Un’altra incursione delle forze dell’ordine – un estratto del post – nell’Ufficio tecnico. Le scene sono sempre le stesse: plateali. Un esercito di militari che accompagnano zelanti consulenti a sequestrare pratiche edilizie. Le cose si potrebbero fare con più discrezione».

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