Contano i voti, ma di più le parole
[di Francesco Bonito]
Ottocentoventuno. Alla fine vi dirò cos’è questo numero. Su una cosa sono tutti d’accordo: questa del 2021 è stata la peggiore campagna elettorale della storia di Battipaglia. L’aggettivo che meglio la descrive è: sgradevole. Lo scontro personale è stato altissimo, il livello bassissimo. Non dubito che tutti i candidati siano partiti con le migliori intenzioni, ma sono bastati pochi giorni per degenerare e trasformare il confronto dialettico in una rissa senza esclusione di colpi. Più ci si è avvicinati al giorno del voto e più gli attacchi sono stati personali, scomposti e sgradevoli. Non tanto dai palchi o nei confronti televisivi, ma nella nuova piazza virtuale rappresentata dai social media. Pochi si sono salvati; non faccio nomi perché dare voti non è il mio ruolo, ma ognuno può valutare in base alla propria percezione. Avvelenare i pozzi danneggia tutti: al pozzo della democrazia beve l’intera comunità, sempre e non solo durante le otto settimane della campagna elettorale. Denigrare o deridere l’avversario finisce per delegittimare l’intera offerta politica e, spesso, non paga nemmeno elettoralmente. Se si finisce a fare la lotta nel fango chi ha più argomenti e migliori qualità perde, quasi sempre. Qualcuno lo ha capito, forse in tempo, forse troppo tardi. Non è un caso che Civica Mente che si è tenuta lontano dagli schizzi di fango è stata premiata.
Per questo ho scelto il titolo “Contano i voti, ma di più le parole”. La campagna elettorale è un confronto democratico tra candidati, non una puntata della fiction Gomorra, in cui a ogni azione deve corrispondere una ritorsione più feroce, fino ad annientare la fazione nemica. Anche quando, in vista del ballottaggio, Francese e Visconti hanno mostrato maggiore moderazione, sui social hanno continuato ad agire “sentinelle” e “gruppi di fuoco” (uso le virgolette, parlo di una fiction, non fate i permalosi).
Contano i voti, ma di più le parole. Soprattutto se dietro le parole ci sono delle idee. Quando non si è urlato, insinuato, deriso, le idee si sono intuite, sentite, viste. Perché allora consentire che finiscano coperte dal rumore degli insulti gridati un po’ per strada e tanto in rete?
Quello che potevamo fare noi di Nero su Bianco lo abbiamo fatto. Abbiamo ascoltato i protagonisti, da soli, lontano dal rumore degli ultras. Così in questo numero trovate le interviste ai tre candidati sindaci che siederanno in consiglio comunale. Chi scrive ha parlato con i due ammessi al ballottaggio. Li ho invitati e li ringrazio per l’amichevole disponibilità. Prima di intervistarli mi sono ripetuto che le parole contano, per questo li ho ascoltati con estrema attenzione: le loro parole erano importanti per me perché lo sarebbero state ancora di più per i lettori. Spero di essere stato all’altezza dell’onere che mi è toccato in questa occasione. Ho scelto di non fare le stesse domande a entrambi, lo ritengo poco rispettoso delle differenze e noioso per chi legge. Ho limitato al minimo commenti e considerazioni, provando ad avvicinarmi all’irraggiugibile imparzialità. Ho avuto rispetto delle loro parole e ho contato le mie. Sì, le ho proprio contate. Titoli compresi, per ogni intervista ne ho scritte ottocentoventuno.
14 ottobre 2021 – © riproduzione riservata