Cronaca di una sorte annunciata

[di Ernesto Giacomino]

Mi chiedevo se esiste un tempo tecnico, convenzionale, trascorso il quale si deve ufficialmente dichiarare il fallimento di un’opera. Qualcosa tipo la prescrizione civilistica, per dire, o l’usucapione, o la decadenza: s’è arrivati alla tale data dall’avvio del fatto? Ok, doveva accadere questo o quello, non è accaduto, ora ci si muove così. A meno che, ovviamente, questa cosa non sia prevista già nel nostro statuto, eh: articolo tot, finalità dell’ente: spese stratosferiche per la realizzazione del più grande numero di obbrobri incompiuti dal Medioevo all’Apocalisse. Si vivrà pure male, ma vuoi mettere la soddisfazione d’entrare nel Guinnes dei Primati.

Cioè: ad oggi, risultati alla mano, si può dire, sì, che tutto l’apparato P.I.U. Europa – retrostazione e mezzo ponte sospeso e parcheggio disabitato – si sia rivelato un fiasco colossale? Si può dire che l’unico apporto funzionale alla città sia stato creare ulteriori zone d’incuria e degrado per il proliferare di emarginazione e microdelinquenza? Si può dire che non c’è neanche niente di cui meravigliarsi, perché le premesse strutturali (traffico ferroviario in primis) per l’impianto di un’opera di tale portata non ci sono mai state? Si può dire che nel parcheggio pullman del famoso Viale della Previdenza non ha mai sostato neanche un’apecar bucata e che ora è buono al massimo per trasferirvici la vasca degli ippopotami in esubero allo zoosafari di Fasano? Si può dire che qua un altro po’ chiamavano il Times e la CNN per la prima, storica fermata d’un Frecciargento spelacchiato, mentre per il resto della giornata la stazione, da decenni, langue deserta tra lavori incompiuti e biglietteria a mezzo servizio?

Che poi: le tenessimo almeno in ordine, queste mezze opere faraoniche. Come dire: pulite, sistemate, organizzate. Resterebbero inutili, per carità; ma almeno non inquietanti alla vista: nelle gramigne ad altezza uomo del parcheggio, per dire, oggi puoi girarci il sequel di Signs. E non c’è muro su cui non campeggi un qualche sfizioso ghirigoro a spray: disegnini urologici, scritte anarchiche o estremiste, messaggi d’amore non propriamente dolcestilnovisti.

Cioè: in attesa che si decida cosa farsene, di cotanto investimento, perché da quelle parti non ci si va almeno a dare una spazzata? Una tosata ai cespugli? Una cambiata di neon ai lampioni più malmessi?

Che sempre di un insuccesso parliamo, eh, ma almeno pulito. Con quella potenzialità, alla vista, d’infondere la speranza che prima o poi qualcosa si muoverà: va be’, magari è presto, aspettiamo che la Battipagliese vada in Champions e vedrai col flusso di turisti come decollerà.

Invece no, pare che – al contrario – si voglia intenzionalmente calcare la mano. Mandare un messaggio subliminale ai cittadini: ehi, voi, magari non l’avevate notato ma qua c’è un mezzo investimento del P.I.U. Europa, non è finito e non sappiamo se lo finiremo mai, e pure se lo finissimo chissà se funzionerà. E pure se funzionasse, boh, chissà per quanto resisterà, non garantiamo niente. Per cui non pensateci e cominciate a ignorarlo, e per darvi una mano a disilludervi ce ne stiamo fermi anche noi a osservare l’enorme immondezzaio in cui si sta trasformando.

Perché poi, come si dice: poche cose, in politica, sono più pericolose d’un popolo che si disabitua alla bruttezza.

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