Curare le nostre ferite per farne tesoro: la resilienza
[di Anna Lambiase, psicologa e tutor Dsa]
“Il vento non spezza un albero che sa piegarsi”, dice un noto proverbio africano. Una metafora bellissima, che richiama ad un’immagine di resistenza e di forza, che appartiene alla nostra natura umana. Resistenza, coraggio, forza, resistenza. Di fronte al dolore, le porte della nostra psiche si aprono ed esploriamo nuove parti di noi. Ecco, la più grande lezione che il dolore ci dona: ci conosciamo solo nelle nostre vulnerabilità. Siamo smarriti, disorientati, incapaci di prendere decisioni, ci sentiamo soli e incompresi. E proprio quando tocchiamo il fondo, consapevoli che non si può andare oltre, scaliamo la cima. Ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti. Resilienza, una parola che ascoltiamo da un po’, che percorre i nostri sentieri linguistici e psicologici. Un’arte per alcuni, una cura per altri. Sicuro, appartiene, in maniera differente, a ognuno di noi. L’essere umano, da quando compie il suo primo viaggio alla nascita della Vita, cade e si rialza senza nemmeno rendersene conto. All’inizio ci si rialza per camminare, poi per correre e, infine, per vivere. Il termine resilienza, usato in metallurgia, indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. La resilienza, in psicologia, è la capacità di perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà. Una lezione di coraggio, dunque, che insegna come possiamo costruire ponti lì dove hanno tagliato le nostre strade, come possiamo ritrovare la fiducia nelle nostre capacità lì dove è stata data nelle mani sbagliate. Non dobbiamo evitare di vivere, ma imparare a ricomporci dopo le avversità. Leggere il disagio che proviamo, quando la sofferenza s’impossessa di noi senza lasciare spazio a ciò che potremo essere veramente. Essere resilienti vuol dire, soprattutto, non rimanere prigionieri nel proprio dolore, ma trasformarlo in opportunità di crescita e di costruzione della nostra Vita. Questo implica un cambiamento e cambiare non è semplice. Accettiamo le nostre zone di comfort credendo donino sicurezza e stabilità, quando invece dovremmo accogliere la natura mutevole della Vita. Sapere che siamo pieno mutamento aiuta a tollerare al meglio le disgrazie, perché abbiamo consapevolezza che finiranno e che solo ritrovando fiducia nelle nostre risorse interne possiamo trovare la chiave che ci libererà dalla prigione psichica che abbiamo costruito, fatta di parole demotivanti, autoinganni, delusioni e scuse. Nulla succede senza motivo e che non ci dia un insegnamento: dare un nuovo significato alla nostra storia, senza rinnegare assolutamente nulla del passato. Perché nulla si deve dimenticare, ma solo riscrivere al meglio. Dirigere la messa a fuoco dal passato al presente e trovare una nuova destinazione. Come disse Navarro, per andare avanti non abbiamo bisogno di grandi fardelli: ci basta un po’ di sano nutrimento affettivo per noi stessi e, soprattutto, un sogno da coltivare.
25 luglio 2020 – © Riproduzione riservata