Dall’amore alla separazione

[di Anna Cappuccio, psicologo clinico, psicoterapeuta]

Ci apriamo all’amore carichi di aspettative esigendo da questo, più o meno consapevolmente, la fedeltà del “per sempre”. Tuttavia, può accadere che quell’amore si esaurisca e smetta di ardere e che quel per sempre, promesso nell’intimità del cuore o davanti a un altare, venga tradito dalla scelta di abbandonare una relazione che non si sente più vitale e significativa. In qualsiasi modo avvenga, la separazione è sempre un momento di vita estremamente doloroso. Lo è per entrambi i partner, quando viene decisa insieme, lo è ancora di più per chi subisce questo strappo pur sentendosi ancora bruciare d’amore. È dolorosa perché sancisce non solo la fine di una relazione, ma la fine del mondo che nella relazione era stato costruito, la fine dei progetti, delle scelte e delle organizzazioni di vita decise insieme. Ci si separa non solo dal partner ma da una parte del proprio mondo interiore che all’altro era legato e dall’immagine di sé stessi che nel tempo era stata costruita come parte di una coppia. Per questo la separazione porta un profondo senso di tristezza e un vissuto depressivo anche profondo, per questo provoca una sensazione di disorientamento per cui sembra che niente abbia più senso e che la vita sia solo un susseguirsi di giorni privi di ogni valore e significato. Si è dilaniati da sentimenti contraddittori: la mancanza di quello che si è vissuto con il partner che, nella memoria dolorante, incalza la mente come ricordo idealizzato, non sempre pienamente corrispondente a quello che è stato realmente, e impeti di rabbia per quell’amato che ha abbandonato o che non si è rivelato come all’inizio lo si era immaginato. Ci si sente disgregati, rotti in mille pezzi, irriconoscibili a se stessi, non più completi ed estremamente vulnerabili.
Cosa porti il desiderio iniziale a trasformarsi in un drammatico distacco, cosa determini la sospensione dell’eros e l’insorgere dell’indifferenza o addirittura dell’insofferenza, va ricercato nella storia e nell’evoluzione della coppia, nelle aspettative e nei desideri dei partner. Comprendere cosa sia successo assume, inizialmente, le caratteristiche di una caccia alle streghe: chi ha tradito, chi ha sedotto, chi ha mentito. Trovare un colpevole, infatti, è tracciare una strada per la propria rabbia, è trovare una motivazione esterna che protegga dal senso di colpa e di autosvalutazione: non è stata colpa mia, non sono io che non vado bene, ma è qualcosa al di fuori di me. Questo è una modalità di pensiero fisiologica e protettiva rispetto alla lacerazione che la separazione ha causato. Tuttavia, comprendere il perché sia finita va oltre un percorso di colpevolizzazioni e va ricercata nel silenzio del proprio cuore, per capire cosa funzionava veramente e cosa non andava nel rapporto. Il passo decisivo per superare il lutto della separazione è, paradossalmente, riconoscere che si sta soffrendo senza scappare in stili di vita frenetici e magari inadeguati alla propria età e soprattutto senza cercare storie anestetizzanti. Accogliere il dolore aiuta a trovare le risorse per poter rinascere alla vita e all’amore perché ogni separazione non è solo la fine di qualcosa ma anche un nuovo inizio, un inizio di creatività e di vita nuova.

Nella foto: Dustin Hoffman e Meryl Streep in Kramer contro Kramer (1979)

8 agosto 2020 – © Riproduzione riservata

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