Depurazione e calamità: Battipaglia vista mare
Chiesto lo stato di calamità dopo le mareggiate, mentre il depuratore finisce nel mirino del Tar
Un disastro di quattro chilometri. “Vogliamo lo stato di calamità!”, urlano i balneatori dopo le tremende mareggiate di fine marzo. Pure la giunta chiede alla Regione d’intervenire. Sullo sfondo le grane giudiziarie legate alla depurazione.
LA RICHIESTA
A Palazzo Santa Lucia, l’urlo di dolore degli operatori turistici ci arriva attraverso una delibera di giunta comunale per mezzo della quale gli assessori guidati dalla sindaca Cecilia Francese, hanno richiesto la dichiarazione dello stato di calamità naturale al presidente campano Vincenzo De Luca. Di mezzo un litorale devastato dalle mareggiate del 20 e del 21 marzo: gli stabilimenti rasi al suolo, la spiaggia violentemente erosa, le pedane portate via dalle onde e i cumuli di detriti e di rifiuti d’ogni sorta. Uno scenario apocalittico, quello descritto nel documento di 13 pagine. Lo avevano evidenziato pure gli imprenditori nel corso dell’incontro coi referenti comunali, il 23 marzo. Quel giorno, a Palazzo di Città, sono arrivate pure le note di Luigi Farabella, presidente del Consorzio turistico Costa del Sele, di Rita De Santis di Jamaica sas e di Alfonso Ciao di Ci.Bi Beach. Ora l’appello alla Regione: stato di calamità sull’intero litorale comunale. E all’Agenzia del Demanio si domanda di ridurre il canone annuo del 2018, al fine, si legge, di “consentire un’agevole ripresa delle attività turistico-ricreative per la stagione balneare 2018”.
IL DEPURATORE
Intanto, dalla sezione napoletana del Tar campano, una ditta partenopea getta ombre sull’appalto: “Il progetto non lo hanno firmato i vincitori!”, è l’urlo di chi ricorre. Nel mezzo il potenziamento del depuratore di Tavernola. Un’opera da 2,6 milioni di euro, ultimata un mese e mezzo fa dopo un lungo travaglio: ora le grane giudiziarie. A ottobre 2017 la Tralice costruzioni, ditta partenopea difesa da Francesco Migliarotti, s’era rivolta ai giudici invocando l’annullamento degli atti che hanno portato all’aggiudicazione definitiva dei lavori alla Tecnobuilding srl di Eboli. Per i titolari della Tralice, pur di ottemperare ai requisiti richiesti dal Provveditorato, la Tecnobuilding avrebbe spacciato come sua una progettazione esecutiva redatta da consulenti esterni. Si sono costituiti in giudizio il Comune, rappresentato dal dirigente legale Giuseppe Lullo, e la Tecnobuilding, difesa da Lorenzo Lentini. Sei mesi fa, in attesa del giudizio, l’istanza cautelare è stata respinta. Le toghe hanno mostrato ai ricorrenti un certificato comunale d’ottobre 2016 col quale Palazzo di Città attestava che la Tecnobuilding aveva sviluppato il progetto esecutivo per conto suo. La Tralice però, continua a diffidare, e il 31 ottobre chiede all’amministrazione e al Provveditorato d’ottenere copia dei progetti e d’altre carte che proverebbero il contrario. Palazzo di Città resta in silenzio e il Provveditorato nega la documentazione. Duplice errore. I giudici del Tar ora ordinano alla sindaca e al provveditore di tirar fuori le carte. L’udienza di merito il 5 giugno.