Didascalie

[di Francesco Bonito]

Mi piacciono le didascalie. Trovo che siano più interessanti della loro definizione da dizionario: “scritta esplicativa di un’illustrazione, situata di solito al disotto della figura” (vocabolario Treccani). Le leggo sempre con grande attenzione, anche perché conosco l’impegno che richiede scrivere una didascalia rendendo giustizia alla sua etimologia. Bisogna conoscere la “figura” a cui si riferisce, estrarre le informazioni essenziali, avere il dono prezioso della sintesi. Forse perché mi piacciono o perché per imparare a scriverle serve allenarsi, ho deciso di cimentarmi in questo format che propongo oggi per la prima volta, sperando incontri il favore dei lettori. Partirò da due immagini e le commenterò con delle didascalie meno stringate di quelle che di solito si leggono su un giornale.

Se avete meno di 50 anni difficilmente riconoscerete il signore ritratto in foto. Eppure, se siete nati a Battipaglia tra il 1980 e il 1986, il signore in foto potrebbe essere stato il primo volto visto e le sue mani le prime ad accogliervi quando siete venuti al mondo. Sì, perché il signore distinto ritratto nella foto è Mariano Iaccarino, già primario ostetrico ginecologo del nostro ospedale per sei anni, all’inizio degli anni Ottanta. Un medico che ha fatto molto per il nostro ospedale, portando il suo reparto a essere riconosciuto tra le eccellenze sanitarie italiane, lasciando un ricordo professionale e umano indelebile in tante famiglie battipagliesi. Tempo fa scrissi che diede così lustro al S. Maria della Speranza che, dopo la sua partenza, per anni si sentì dire in città a proposito dell’ospedale: “Ai tempi di Iaccarino…”, per rievocare un’efficienza e una qualità di assistenza rimpiante e irripetibili. In qualche modo, per le sue qualità aveva meritato lo stesso onore riservato ai consoli eponimi, quelli che nell’antica Roma davano il nome all’anno del proprio consolato; era diventando il primo “primario eponimo”. Pubblichiamo la sua foto perché sabato 22 marzo sarà a Battipaglia per ricordare quegli anni e ricevere l’abbraccio dei tanti che non lo hanno dimenticato.

È ormai diventata una tradizione: parlo del Carnevale di Battipaglia. Il nostro carnevale “ambrosiano” si festeggia il sabato grasso, dulcis in fundo dopo le kermesse delle altre piazze. Vista la collocazione temporale, considerato che sembra organizzato in “zona Cesarini”, sarà anche per i trascorsi calcistici del suo ideatore, a me ricorda tanto un gol segnato all’ultimo minuto. Quei palloni che finiscono in rete negli ultimi secondi del “recupero” e sovvertono il risultato, regalando a calciatori e tifosi una gioia incontenibile. Battipaglia ha la sua festa, atipica, imprevedibile, ma decisamente bella. I battipagliesi una volta l’anno ritrovano il gusto di festeggiare e, ancor di più, dimostrano di saper organizzare la festa, tutti insieme. E questo è ancora più importante. Abbiamo riscoperto la bellezza di festeggiare insieme, ora diamoci da fare per trovare più di un motivo all’anno per farlo.

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