Difendiamo la Fos!

[di Francesco Bonito]

Ci sono volte che scrivere un commento è più difficile del solito. Oggi è una di quelle. Il peso di certe notizie rende faticoso procedere, ma è proprio questo il momento di trasformare l’amarezza in determinazione, la delusione in rabbia. 

Milioni di chilometri, in oltre 40 anni: è la fibra ottica uscita dalla Fos di Battipaglia. Un prodotto di altissima qualità, con costi di produzione adeguati alla sua qualità. Ma questo paradossalmente è un problema: della qualità alta si può fare a meno, serve il prezzo basso, solo quello. Non conta il prodotto, non contano i processi produttivi, né la sicurezza dei lavoratori, né la loro giusta retribuzione. Conta solo il prezzo più basso. Così una fabbrica che da decenni dà lavoro e reddito a centinaia di famiglie può essere chiusa con un semplice clic, come si fa con un lucchetto.

Negli ultimi trent’anni qualcuno ha convinto i più che ci volevano meno Stato, meno regole, meno partiti, meno sindacati, meno politica. Qualcuno, con la decisiva complicità di una televisione sempre più frivola e volgare (ma estremamente funzionale all’obiettivo), ha convinto i più che essere lavoratori subordinati era da “sfigati”, che era più bello essere “imprenditore di te stesso”, che si poteva smettere di produrre, bastava imparare a vendere, qualsiasi cosa, perfino – e soprattutto – fumo. Qualcuno ha completato l’opera convincendo i più che in politica non servono competenza, titoli di studio o esperienza, anzi, i parlamentari possono essere persone mediocri, scarse in tutto, e non devono nemmeno essere votati, è sufficiente che siano fedeli al capo. La missione è stata compiuta. La finanza, il capitale, i “padroni” si sarebbe detto nel secolo scorso con una parola bandita dal vocabolario dei più, hanno mano libera. Meno Stato più impresa; meno lacci e lacciuoli; uno vale uno. Con questi slogan hanno sedotto i più, prima di abbandonarli al loro destino. Il prevedibile risultato è che oggi nessuno è più in grado di difendere i diritti degli “sfigati” (dal loro punto di vista); ma i più nemmeno se ne accorgono, nemmeno lo hanno capito. Ben ammaestrati, i più sono presi dal televoto di Sanremo, dalle vicende di casa Ferragni, dai casi umani confezionati su misura dagli autori televisivi, o seguono voyeuristicamente i finti reality frequentati da patetici pseudovip. Andrà sempre peggio, anche se i più non lo hanno ancora capito. 

Si può fare qualcosa per invertire la rotta? Forse è tardi. Ma non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta, anche se potrebbe non bastare. Ognuno come può, anche se ci si può sentire come Davide contro Golia. Qualcuno lo fa tutti i giorni, qualcuno l’ha fatto in modo coraggioso. Un parroco, don Luigi Piccolo, ha gridato due parole, chiare, significative: “Fate presto!”. La sua citazione, laica ma potentissima, dovrebbe scuotere le coscienze. Che il primo a dirlo sia stato un prete dà la misura della scarsa tempestività o della distrazione di tanti altri. 

Ci vediamo il 18 marzo, al fianco dei lavoratori della Fos e delle loro famiglie, perché per fare la cosa giusta non è mai troppo tardi.

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