Diletto e castigo

[di Ernesto Giacomino]

E sì: si avvicina a grandi passi la fine di questo 2024, e come in tutti i poli aggregativi più o meno strutturati – società, aziende, enti, famiglie – è prossimo il tempo di abbozzare un bilancio. Niente di particolarmente preciso o dettagliato, per carità: giusto qualche conticino, un inventario, un giro di pallottoliere per annusare il risultato dell’annata.

Ché ce ne sarebbero, eh, per noi battipagliesi, di cose da consuntivare: accadimenti importanti, delibere osteggiate, obbrobri scampati, indagini sfiorate. Eccetera. Eppure no: a me, nella mia ostinata fissazione per le cose marginali, per le sfumature, per quelle zone grigie di cui un po’ si parla e parecchio si tace, più d’ogni altra cosa farebbe piacere sapere come si è evoluto – in termini di riuscita, ma anche di soldoni – quel mastodontico provvedimento amministrativo che avrebbe dovuto essere la panacea contro ogni male istituzionale, strutturale, economico e legale dell’intera comunità battipagliese: la famosa, roboante delibera antiprostituzione emanata tra i bollori d’inizio agosto scorso.

Cioè, avrei voluto parlarne già ai tempi dell’entrata in vigore, però poi mi sono detto che no, occorreva attendere, che certi atti epocali andavano giudicati almeno nel breve periodo. E quindi dai, eccoci a tirar somme, o almeno a provarci.

In primis, allora: era valida fino al 30 settembre, poi com’è andata? È stata prorogata o è decaduta? O magari è stata solo sospesa in vista della vendemmia, che si sa che sono periodi di fatica e una distrazione non si nega a nessuno?

Boh, francamente non lo so, non sono riuscito a capirlo. Quello che ho finalmente capito, però, è la mandrakata geniale che c’era dietro a cotanto accanimento. Come dire: m’era sempre sfuggita, la logica (qua a Battipaglia, ma anche in altri comuni limitrofi precursori di questo puritanesimo da interpoderale) per cui, tra miasmi insalubri, fatiscenza urbanistica e cantieri incompiuti, la ricerca d’un qualche decoro cittadino passasse prioritariamente per l’allontanamento d’una rarefatta manciata di persone a fronte strada. Fin quando non ho fatto due più due, e là l’illuminazione: e certo, mi sono detto, se in litoranea una signora avvenente costringe un automobilista a rallentare, parlarle, contrattare, lui farà inevitabilmente attenzione anche a quello che c’è dietro di lei. La pista ciclabile mai finita, le stradine impraticabili, la pineta sporca e bruciata, i resti delle baracche abusive, la spiaggia afflitta da erbacce e immondizia. Una malattia il solo respirarci, là nei paraggi: per cui, l’unico antidoto per far tirare dritto la gente e ignorare il degrado era togliere in partenza qualunque motivazione – valida o meno, condivisibile o peggio – potesse trattenerla.

Occhio non vede, cuore non duole, insomma: semplicemente questo. Altro che bigottismo, moralità vittoriana: tutt’una millantata castità di pensiero che non è materia nostra. In realtà il decoro, quaggiù, ci sarebbe da misurarlo e pesarlo in altri scenari ben più inquietanti d’un paio di gambe scoperte e un’utilitaria che si ferma ad apprezzare.

Giacché quello, il malcostume davvero dannoso, fa come i grandi illusionisti ed è astuto a nascondersi dove non lo si va a cercare: ben in vista e alla luce del sole. Sotto gli occhi – accecati – di chiunque.

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