Divieto d’eccesso

[di Ernesto Giacomino]

Nulla da dire; è solo grottesco che in un terzo millennio in cui gli amministratori pubblici sono usi avere due o tre profili social – in cui dall’alba a notte fonda è tutto un apprendere con dovizia di particolari quante volte è stata sostituita la carta nel cassetto della fotocopiatrice – poi, specie in strada, si attuino puntualmente provvedimenti enigmatici a cui il cittadino non trova risposte.
Un esempio su tutti: parcheggione di via Matto Ripa, uscita su via Rosario. Bloccata, sbarrata e marchiata da un’infilata di divieti di transito. Da poco meno d’un mesetto, suppergiù. Non ci sono lavori in corso, non si ravvedono particolari esigenze di messa in sicurezza d’un qualche tratto limitrofo. Insomma: dopo anni e anni di libero accesso, di colpo, stop, via, girate al largo. Di qui non si passa, punto e basta. Quasi col sottotitolo: manco siamo certi che prima ci si passasse, per dirla tutta, portate le prove e poi ne riparliamo.
Naturalmente, peraltro, parliamo d’uno snodo che col tempo era diventato più che strategico, consentendo di raggiungere le scuole tagliando dalla pancia della città, e d’indirizzarsi verso Belvedere da via Clarizia, sottraendo traffico (e dunque caos, clacson, smog, inquinamento) dalle strade del centro.
Per carità: ci sarà sicuramente un motivo validissimo, e chi lo mette in dubbio. E magari prendendosi un giorno di ferie e potenziando i giga sullo smartphone ci si potrebbe pure avventurare sul sito istituzionale del Comune e trovare qualcosa: un’ordinanza, un comunicato stampa, una tesina di liceo, una scritta sul muro. Roba, comunque, per la quale devi ingegnarti con qualcosa di più della famigerata “diligenza del buon padre di famiglia”.
Tutto uno sbattimento, insomma, quando in realtà la cosa sarebbe parecchio più semplice. Avete i social, il metodo comunicativo più massivo e rapido del millennio: perché, allora, nel bollettino quotidiano di opere & missioni di cui puntualmente ci informate, non ci s’infilano anche notizie di questo tipo? Giusto due righe, non di più: sul perché, sul come, se sarà temporaneo, definitivo, metà e metà? Va bene anche una spiegazione tipo “eh no, sono transenne cadute dal camion, poi s’è visto che facevano pendant con la recinzione e ce le abbiamo lasciate”. Tutto, insomma, ma non il silenzio. O peggio, il solito “sentito dire” che parte da un accenno di verità e poi s’ingigantisce di bocca in bocca fino a diventare epica, leggenda, fantascienza: “ah, il parcheggio, dite? No, è che un transatlantico che non ha frenato alla Spineta c’è entrato dentro contromano”. O ancora – peggio del peggio – dover cedere alla dietrologia, al sospetto che all’origine di una studiata limitazione a tutt’un flusso massiccio di viabilità cittadina ci sia un cugino d’una cognata di qualche concittadino influente, che un giorno s’è impaurito per una macchina che ne usciva troppo velocemente e ha chiesto provvedimenti. Perché ormai la malafede è un po’ come l’allergia, fin quando è primavera comunque non ti passa. Ancor più che sono fatti, quaggiù, già ampiamente visti e sentiti.
Che poi, a dirla tutta, per assurdo andrebbe bene anche questo. Basta, insomma, che ce lo facciate capire.

13 marzo 2021 – © Riproduzione riservata

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