Dopo Alcatel e Treofan tocca alla Fos Prysmian?
[di Stefania Battista]
Un tessuto industriale che ha tentato di resistere. Ma che ora appare nuovamente in affanno. La crisi recessiva del 2008 ha fatto sentire i suoi effetti fino al 2016, quando finalmente si sono cominciati a vedere i primi segnali di ripresa; poi la curva è tornata a scendere a causa della pandemia. Battipaglia, tutto sommato, aveva retto all’impatto della recessione, con una perdita di occupati a fine 2016 solo dell’1,1% e un tasso di disoccupazione che ricalcava la media del Sud: 20,9% (dati tratti da fonti regionali).
Ma il seguito della vicenda non è piacevole. Si comincia dalla crisi Alcatel, dalle cui ceneri nasce per poi morire dopo una vertenza lunghissima la Btp Tecno. Mentre i pochi lavoratori, una quarantina, rimasti in Alcatel finiranno per perdere quasi subito il posto di lavoro, quelli transitati in Btp Tecno lo perderanno dopo aver scoperto che gli imprenditori venuti da Genova in realtà hanno solo approfittato dei fondi pubblici. Altri novanta lavoratori che nel 2010 avevano sperato, nel 2015 perdono il lavoro.
E poi ci sono le altre crisi, quelle periodiche che alternano momenti di cassa integrazione a momenti in cui sembra finalmente ci sia la ripresa. Molte sono legate alla crisi del settore auto. È a Battipaglia, infatti, che si lavora agli allestimenti delle vetture. Come, ad esempio, alla Cooper Standard, altra grande azienda della ospitata nella nostra zona industriale. Ma se Fiat si blocca, si fermano anche gli stabilimenti battipagliesi. Dopo la morte del capostipite persino alla Deriblok il clima non è più lo stesso. E il posto di lavoro, in una delle realtà industriali ritenute tra le più solide, vacilla. L’emorragia riguarda tutti i settori. Va in crisi anche la Treofan: i lavoratori cominciano una lunga battaglia: molti si arrenderanno cercando lavoro altrove. Altri, poco più di cinquanta, riusciranno ad entrare, grazie all’intervento significativo di politica e istituzioni, tra cui l’Asi, in una nuova realtà creata dal patron di Jcoplastic. Si prova a correre ai ripari: prima si tenta la carta della dichiarazione di area di crisi industriale. Poi si ottiene l’inserimento di Battipaglia in zona Zes. La sigla significa Zona economica speciale: un’area in cui si può investire risparmiando il 50%. Eppure la desertificazione dell’area industriale di Battipaglia prosegue senza sosta.
In questi giorni piomba sulla città l’incubo della crisi annunciata dello stabilimento della Fos Prysmian, leader europeo della produzione di fibra ottica. Per anni industria all’avanguardia che oggi teme un considerevole ridimensionamento delle commesse nazionali. Perché? Il governo pare abbia dimenticato di garantire nel bando nazionale la richiesta di “fibra di alta qualità”, cioè quella più costosa, prodotta proprio qui, a Battipaglia. Altri 300 lavoratori, più centinaia dell’indotto rischiano un futuro incerto. I sindacati hanno lanciato l’allarme. La politica riuscirà a tutelare Battipaglia e il suo comparto industriale?
Nella foto: la Fos Prysmian di Battipaglia
12 febbraio 2022 – © riproduzione riservata