Due ruote, qualcosa si muove

[di Mario Bove*]

Sui social capita di leggere una vignetta che elenca i pregi della bicicletta nel combattere tutto ciò che di negativo troviamo nelle nostre città: diminuisce in un colpo traffico, inquinamento atmosferico e acustico, taglia i tempi di percorrenza dei tratti urbani e quelli per trovare un parcheggio.
Oltre all’ambiente, ne guadagna soprattutto la salute quando, un chilometro dopo l’altro, si riducono le probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e i chili in eccesso, si tengono a bada gli zuccheri nel sangue, migliora l’umore grazie alle endorfine prodotte dal nostro cervello in seguito allo sforzo fisico. Anche le articolazioni e, in generale, l’apparato muscolo-scheletrico ne risentono in maniera positiva. Insomma, un toccasana da ogni lato si guardi.
Non è un caso che nella più avanzata programmazione urbana le due ruote siano uno strumento centrale per disegnare servizi al cittadino, connessioni fra quartieri e, auspicabilmente, uno stile di vita più salutare e meno frenetico. In questa direzione sembra che qualcosa abbia mosso le prime pedalate anche a Battipaglia. La delega all’urbanistica e alla mobilità assegnata a Gianpaolo Lambiase, “in prestito” dalla politica salernitana dove da sempre è promotore della “mobilità dolce”, la ratifica del bonus “bike to work”, contributo per chi si reca a lavoro in bici, fino alla nomina di Giuseppe Vece quale mobility manager cittadino, suggerirebbero le premesse per il (ri)lancio del movimento in sella.
Da anni si susseguono le proposte dei gruppi cittadini affinché le amministrazioni investano su rete ciclabile, bike sharing e ztl. Sfruttando la morfologia pianeggiante di Battipaglia si riuscirebbe ad avvicinare le periferie al centro, litoranea compresa. Il momento è favorevole anche perché fra il Decreto Rilancio e i fondi del Next Generation You (il Pnrr), sono pronti finanziamenti cospicui per ridare vita all’asse abbandonato della Salerno – Agropoli, allacciandolo con il percorso da foce Sele a Caposele, per arrivare fino a Santa Maria di Leuca nel leccese, lungo l’acquedotto pugliese. Salute, mobilità, e turismo a cavallo della transizione ecologica.
Perché allora non siamo invasi dai ciclisti? La prima risposta è legata sicuramente alle infrastrutture carenti: strade spesso dissestate, strette, trafficate e pericolose. L’altra è culturale. Nonostante i 45 anni di entusiastica adesione alla Ciclolonga, la bici forse è ancora associata a un passato di povertà “neorealistica” o al presente dei migranti che all’alba arrancano verso campi agricoli.
Eppure, la bicicletta altrove è sinonimo di progresso, come in nord Europa dove nemmeno le condizioni climatiche scoraggiano milioni di amanti della pedalata dal viaggiare ogni giorno, curando la salute del corpo e dell’ambiente che li circonda. Saremo capaci di un salto di qualità?

*vice presidente Legambiente Battipaglia-Bellizzi

12 febbraio 2022 – © riproduzione riservata

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