E mo’ ve le buco, ‘ste primarie…

[di Ernesto Giacomino]

Fine del bipolarismo e argomenti analoghi. Perché il pettegolezzo, diciamocelo, è un po’ come la vendetta: va servito freddo. Risultati delle primarie alla mano, falliscono un po’ ovunque i tentativi di “amminestrare” le amministrative: civici più ex destrorsi più nuovi sinistrorsi meno pentastellati diviso i dissidenti moltiplicato per i renitenti, totale: il solito elefante che partorisce il solito topolino.
Nemmeno mi ci metto, a provare a capire che stia accadendo nel Pd battipagliese. Dal semo tutti fratelli al semo tutti fardelli, dall’adorazione all’epurazione. È un po’ quel “vinca il migliore” che gli allenatori di calcio si augurano reciprocamente prima delle partite, per poi correre a scotennare arbitro e avversari un secondo dopo il fischio finale. Se c’è un patto, è un patto: facciamo una coalizione, mettiamo un candidato per uno, la gente sceglie quello che ci rappresenterà tutti, e via: democrazia è fatta. O almeno (consentitemelo), facciata è apparata. Invece no: e che diamine, non s’è vinto noi, impossibile, allora c’è qualcosa che non va. Sbrogliate, scavate, indagate. O se no, ancora meglio: ‘nnate un po’ a controlla’ chi era il segretario, all’epoca dell’accordo pre-primarie… Perfetto, mo’ scarichiamolo: tutto nullo, gne-gne-gne, chi l’ha fatto non c’è più, specchio, controspecchio e specchietto riflesso. Non fatele, le alleanze, stop. Magari vivete più tranquilli.
In realtà, però, un po’ li capisco. Avere una sinistra unita, un “polo idelogico” (bellissimi, i termini della politica 2.0) è materia ardua tanto qui come a Montecitorio. Oggi si è portati a pensare al Pd come un grande partito unitario seppure eterogeneo, dimenticando che è una sottocostola di una vecchia sinistra già scissasi anni addietro tra moderati e radicali, e tra moderati radicali e moderati progressisti, e tra radicali estremisti e tra radicali moderati… e gli ambientalisti, gli ecologisti, i filo-proletari, i filo-filonari e via cantando. Che solo a volerne contare i segretari, voglio dire, c’è da organizzare un annuario tipo album di figurine, col pezzo raro (un vero leader di coalizione) che non troverai mai se non lo ordini all’editore al doppio del prezzo di mercato.
Il risultato è che qua, di bipolarismo, puoi parlarne solo a proposito dei disturbi di personalità di qualche politico. D’altra parte, anche a destra non è che se la passino meglio: terminata l’epoca d’oro del Berluschismo – quando gli sghei e il do ut des ben sopperivano a qualunque dissidio o piccola diversità di pensiero – s’è dovuto assistere a questo braccio di ferro Meloni-Bertolaso che solo qualche anno fa sarebbe apparso puro fraternicidio.
Nessuna coesione, non più. È l’eterna legge del riciclo, l’inciucio grande che cede al piccolo: nessuno è disposto a rinunciare nemmeno al più misero tubero del proprio orticello, a costo di sacrificare quell’ideale che tanto ha declamato dai palchi.
Battipaglia non fa eccezioni, nossignori. E anch’io avrei preferito non vederli, certi redivivi, alle primarie. Facce che hanno abbondantemente fatto il loro tempo, e a cui un semplice occuparsi d’altro avrebbe conferito più credibilità di quanto non tentino – maldestramente – di guadagnarne adesso.

25 marzo 2016 – © Riproduzione riservata
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