Emergenze, denunce e droni
Il corteo di battipagliesi che s’oppongono alla realizzazione d’un impianto di compostaggio tra le mura dello stir sfila tra le vie d’una città segnata duramente dal rifiuto pure nei giorni dell’ultima settimana d’estate. C’è uno stir saturo, gestito da una società provinciale che deve fare i conti con cumuli di debiti prima ancor che di pattume; c’è una comunità sfinita, che combatte la sua battaglia a colpi di denunce; c’è l’amministrazione, che scende in strada coi cittadini e col naso all’insù fissa il cielo pensando ai droni.
Caos allo stir
Cronaca d’una paralisi annunciata. Il 15 settembre Maria Maddalena Russo di EcoAmbiente, società provinciale a guida dello stir, comunica che «a causa di sopravvenute inconvenienze tecniche, il conferimento potrebbe subire qualche rallentamento». A via Bosco II, i camion rimangono in fila per tre giorni e in alcune città della Provincia s’annuncia il blocco della raccolta del secco. Tutto nasce dallo stop estivo del termovalorizzatore d’Acerra e da quell’ordinanza di stoccaggio straordinario di 3mila tonnellate d’ecoballe di secco tritovagliato in un capannone dello stir. Tra le mura dell’impianto tmb, il cosiddetto stir si lavora l’indifferenziato, ma dal trattamento del secco vien fuori pure un po’ d’organico da biostabilizzare e portare in discarica. Fino a giugno, per quei “rifiuto urbani e simili non compostati”, ci si rivolgeva a un’azienda privata milanese, l’Enki, che poi è finita nel lungo elenco di creditori di EcoAmbiente, che ha un fardello debitorio da 50 milioni di euro, ed ha sospeso il servizio. Allora la Provincia di Salerno s’è accordata con Caserta perché quel pattume venisse portato alla discarica di Maruzzella 3, a San Tammaro: ha conferito 3mila tonnellate, mentre la Gisec, provinciale casertana che gestisce il sito, faceva sapere d’attendere il pagamento d’ogni debenza. Porte chiuse, ma EcoAmbiente non può tenere quell’umido nel capannone per il raffinamento dell’organico, ancora occupato dalle tonnellate di secco da riportare ad Acerra. Impianto fermo: non c’è lo spazio neppure per i camion col secco, in fila da tre giorni. E allora Giuseppe Canfora, presidente della Provincia, ordina di portare i rifiuti a Sardone di Giffoni Valle Piana fino alla fine dell’emergenza, mentre a EcoAmbiente impone di sbrigarsi a svuotare lo stir e a trovare un nuovo contraente per l’umido.
Decenni di silenzio
Il compostaggio, le discariche mai bonificate, gli odori nauseabondi, l’aumento dei tumori e il silenzio delle istituzioni: c’è una storia d’emergenza ambientale lunga 37 anni nel corposo dossier che è finito sulle scrivanie dei pm della Procura di Salerno. «Un atto condiviso da tutta la popolazione di Battipaglia», scrivono Vincenzo D’Ambrosio e Cosimo Panico, che rappresentano rispettivamente l’associazione culturale Il Circolo e il Comitato civico e ambientale. Chiamano a testimoniare il deputato pentastellato Angelo Tofalo, che firmò un’interrogazione parlamentare, i consiglieri regionali Alberico Gambino di FdI e Michele Cammarano del M5S, che le domande le hanno fatte alla Regione, i vertici dell’Usb (Unione sindacale di base), che nel 2012 scrissero ai pm, e la sindaca Cecilia Francese, che ha denunciato decenni di mancata manutenzione. «Chi ha prodotto disastri ai danni della nostra salute, dell’economia e dell’ambiente, deve pagare per le proprie responsabilità», scrivono i due.
Dal Palazzo
«Siamo pronti a scendere in piazza al fianco della nostra sindaca e del comitato per dire no al compostaggio». A far sapere che Cecilia Francese partecipa al corteo è Damiano Taglianetti, segretario cittadino di Etica per il buon governo. Intanto la giunta approva una proposta deliberativa per avviare un progetto di controllo del territorio coi droni. Strumentazione che servirà, tra l’altro, a misurare le profondità degli scavi e delle volumetrie per poter individuare perdite di percolato e emissioni di biogas nelle discariche e nei siti di stoccaggio, ma pure a far luce sugli scarichi abusivi nel Tusciano, a monitorare le microdiscariche e a mappare le coperture in amianto degli edifici. E così gli assessori hanno dato mandato al dirigente tecnico comunale Pasquale Angione di predisporre una procedura a evidenza pubblica, per poter affidare i servizi a una delle aziende del settore intenzionate a partecipare al bando. E a dar man forte a un’area tecnica, quella dedita all’ambiente, ridotta all’osso.
Interviene Bonavitacola
«L’impianto si farà». Linea dura del vicepresidente della giunta campana Fulvio Bonavitacola, che spiega «le tecnologie attraverso capannoni isolati e sistemi di filtraggio corretti ci dicono che non c’è alcun problema di impatto. Se poi si vuole agitare il “comitatismo” e cercare un po’ di visibilità sugli organi di informazione, non ha nulla a che fare col tema di cui ci occupiamo»