Figli e figliastri

[di Ernesto Giacomino]

Quindi, s’è appreso, non era una leggenda metropolitana: le aziende che gestiscono i parcheggi a pagamento esistono, vivono e sono in mezzo a noi. Ed è pure possibile dare loro l’appalto, tipo che si va in gara, si valuta, si delibera e oplà. Cioè: manco erano finiti, i lavori di via Plava, che già c’era chi fremeva per prenderne possesso, scalpitante e impaziente, quasi col fiato sul collo dell’operaio che ancora ne stava rifinendo le strisce.
Straordinario, nevvero. Incredibile. Perché poi no, è da anni che tutti gli altri parcheggi a pagamento della città sono di fatto abbandonati a loro stessi, affidati al massimo al buon cuore di qualche vigile urbano che occasionalmente allunga lo sguardo di controllo sui parabrezza in sosta. Allora finora t’eri detto che, boh, magari trovare una società che ti gestiva quelle entrate là era un calvario infernale, che doveva esserci tutt’una trafila tra il burocratese e i miliardi di cavilli sugli appalti che era meglio lasciar perdere. Oppure, che ne so, da profano valutavi pure se c’entrasse qualche limitazione per quella storia ritrita del riequilibrio e del divieto di spesa, anche se qua i soldi non c’era da sborsarli ma da incassarli.
Si va in tilt, voglio dire. Giacché, da tempo immemore, nel resto delle strisce blu (sia negli slarghi dedicati, come l’ex Salernitana Conserve o piazza Salvo D’Acquisto, che lato strada come via Mazzini e il centro in genere) il parcheggio non lo paga più nessuno: addirittura si narra, nelle notti gelide, che l’ultimo biglietto sputato da un parcometro del centro fu esposto sul cruscotto d’una diligenza. Tant’è che oggi quei pochi che ancora adempiono a cotanto dovere o sono distratti, o forestieri, o decisi a risparmiare col parcheggiatore abusivo (ché quello sotto l’euro non scende, mentre al parcometro puoi sfangarla con la metà).
Comunque: figli e figliastri, dicevo. Parcheggi vecchi messi nel dimenticatoio come roba inutile se non dannosa, e parcheggi nuovi che manco nascono e già hanno chi se li è adottati e si prenderà cura di loro. Parrebbe un paradosso, una di quelle storie da rubrica “Spigolature” della Settimana Enigmistica, ma vai a vedere poi come funziona, in realtà. Facile, ad esempio, che non a tutti i parcheggi sia concesso d’essere gestiti da società terze, ma solo a quelli al di sotto di una certa età. Oppure, che le condizioni dell’affido dipendano dall’ubicazione, dall’esposizione al sole, dall’umidità percepita, da dov’è posizionata l’ultima macchina della terza fila a destra quando Mercurio entra in Acquario. Roba complicata, insomma: ghirigori di diritto amministrativo, politichese livello premium, filettatura al millimetro esatto di regolamenti e procedure. Cioè: noi di qua, invece, a stento stiamo imparando la differenza tra ufficio anagrafe e ufficio stato civile, non mettiamoci a fare i mastri.
Che poi sì, può pure essere che incassando regolarmente le tariffe degli altri parcheggi in centro le soste sarebbero durate di meno, ci sarebbe stata più turnazione e quindi più disponibilità di posti. Ma poi avremmo corso il rischio di non sentirla, quest’esigenza pressante del nuovo parcheggio in via Plava, e quindi di non apprezzarne l’utilità. E questo, con le badilate di danaro che ballano lì intorno, è un dubbio che non possiamo permetterci.

29 gennaio 2022 – © riproduzione riservata

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