Gli amori karmici

[di Daniela Landi – psicologa]

A molti sarà capitato di conoscere una persona e avere una sensazione di riconoscimento, di percepire una immediata connessione, una intensa attrazione e un bisogno di condivisione. Nel linguaggio comune, si parla a volte di incontro karmico, prendendo in prestito un concetto delle antiche tradizioni filosofiche orientali, come l’induismo e il buddhismo. In queste dottrine, il termine karma si riferisce alla legge universale di causa ed effetto, secondo cui ad ogni azione compiuta da un individuo si genera una conseguenza. L’amore karmico, quindi, potrebbe implicare una relazione che riguarda azioni e legami del passato con delle lezioni e sfide da affrontare in questa vita.

Può accadere che le persone coinvolte sentano a livello profondo che quell’incontro ha un significato speciale, la percezione di qualcosa di destinato, anche se può accadere che, nonostante l’intenso coinvolgimento emozionale, qualora si sviluppi una relazione amorosa, questa possa essere caratterizzata da complicazioni e difficoltà da affrontare che, in una prospettiva evolutiva, vengono considerate utili per realizzare una profonda trasformazione interiore.

Oltre questa affascinante prospettiva, che sembra fornire una possibile lettura di quelle sensazioni così forti e potenti, quale può essere la visione scientifica e psicologica del fenomeno del colpo di fulmine che tanto può sconvolgere la vita di un individuo? 

Le neuroscienze hanno indagato questi sintomi, che riguardano una serie di fattori quali l’attrazione fisica, il coinvolgimento emotivo e la sensazione di una immediata compatibilità personale; ritenendo che non può essere considerata una semplice illusione romantica, sostengono che si verifica una reazione chimica nel nostro cervello, in quanto l’interesse e l’amore sono correlati alla presenza di sostanze chimiche come la dopamina, l’ossitocina, la serotonina e l’adrenalina nel nostro sistema nervoso centrale. Attraverso esami condotti utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), si è riscontrato che gli innamorati presentano un aumento dell’attività delle aree cerebrali che regolano le emozioni, l’apprendimento emotivo e la memoria, per cui, quando incontriamo qualcuno che ci piace, rilasciamo quei neurotrasmettitori che stimolano il sistema di ricompensa del cervello, creando uno stato di euforia, piacere e connessione con l’altra persona. 

La psicologia, pur considerando le scoperte delle neuroscienze, valuta anche una diversa prospettiva dell’innamoramento. Ogni incontro che suscita emozioni e affettività, che attiva i nostri modelli di personalità, può stimolare il desiderio di instaurare una relazione e contribuire a una reciproca crescita. L’amore può sembrare una malattia, per le alterazioni fisiche ed emotive che può provocare, e diventare una medicina, una cura a volte difficile da sperimentare, in quanto richiede un confronto che può portare a esaminare e risolvere delle dinamiche personali, imparare lezioni importanti su sé stessi, sull’amore, sull’accettazione, sulla compassione e sul perdono.

Facebooktwittermail