I disturbi dell’alimentazione

[di Daniela Landi – psicologa]

Se in passato la conoscenza della materia dei disturbi del comportamento alimentare era riservata a coloro che ne soffrivano e agli specialisti del settore, progressivamente l’argomento ha assunto maggiore rilevanza e attualità. Questi disturbi possono riflettere dinamiche psicologiche e fisiche complesse, caratterizzate da un’alterazione del rapporto con il proprio corpo e con il cibo. Si manifestano attraverso comportamenti alimentari disfunzionali e una eccessiva preoccupazione per la forma e il peso corporeo. Questi atteggiamenti, protratti nel tempo, possono influenzare la salute e la qualità della vita. 

I principali disturbi sono: l’anoressia nervosa, che implica una riduzione dell’assunzione di cibo con la conseguenza di un eccessivo dimagrimento; la bulimia nervosa, con episodi ricorrenti di “abbuffate” seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto, l’uso improprio di lassativi o l’esercizio fisico eccessivo. E altri disturbi, che presentano alcune varianti, correlati.  

In generale questi comportamenti sembrano trascinare chi ne soffre in un corto circuito di dinamiche di controllo e di punizione. La restrizione alimentare, oppure le “abbuffate” o l’alimentazione selettiva, possono rappresentare una richiesta d’aiuto oltre che un tentativo di gestire delle emozioni dolorose. Anche a seguito di esperienze traumatiche e tensioni interiori, questi sintomi possono funzionare come un meccanismo di difesa contro la conseguente ansia, la bassa autostima, il bisogno di accettazione e, al tempo stesso, possono offrire una falsa sensazione di sicurezza e stabilità. 

Controllando il cibo, si può avere la sensazione di un senso di onnipotenza e l’impressione di regolare meglio quei vissuti che sono così complessi da comprendere ed elaborare. La capacità di gestire questo controllo può diventare centrale per l’autostima e conferire un senso di identità, di valore e di accettazione di sé. Cosa fare? Come uscire da questa dinamica perversa? 

Da anni gli specialisti propongono un intervento multidisciplinare che prevede la psicoterapia, il sostegno nutrizionale e delle pratiche di consapevolezza corporea. Spesso queste tecniche possono coinvolgere anche i familiari, in quanto alla base del disturbo possono esserci delle problematiche che coinvolgono le relazioni, sulle quali bisogna lavorare per promuovere una guarigione che mira a risolvere quei conflitti e realizzare una trasformazione. Per realizzarla occorre che la persona senta di aver acquisito strumenti e recuperato talenti che non credeva di avere. Il recupero dal sintomo implica una crescita personale con la sensazione di aver acquisito una nuova visione. 

In un mondo caratterizzato da pressioni sociali e professionali è importante concedersi il diritto di riappropriarsi di sé stessi, ridimensionare le aspettative e accettare ciò che la vita offre: gioia e avversità, sapendo di avere le capacità necessarie per sostenerle. 

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