I farmaci antinfiammatori
[di Fausto Bolinesi – medico di famiglia]
Sono certo che chi sta leggendo questa rubrica molto probabilmente ha assunto almeno una volta, o ha in casa, una bustina di Aulin (nimesulide)o di Oki (ketoprofene), due farmaci appartenenti alla categoria molto usata degli antinfiammatori o, meglio, dei FANS, acronimo (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) che sta a indicare quel gruppo di antinfiammatori distinti dai corticosteroidi. Questi ultimi sono farmaci sintetici simili al cortisone che è un potente antinfiammatorio.
L’infiammazione è un processo difensivo messo in atto dall’organismo per circoscrivere una lesione dei tessuti che può essere causata da agenti chimici, fisici, infettivi o anche da cause endogene. Tale processo difensivo comporta la presenza di sintomi e segni già descritti da Aulo Cornelio Celso fin dal primo secolo dopo Cristo: arrossamento, calore, gonfiore e dolore. I FANS che comunemente usiamo servono a trattare questi sintomi e segni che sono la conseguenza della liberazione di sostanze provocata dalle cellule danneggiate. In pratica questi antinfiammatori curano gli effetti, non le cause dell’infiammazione. Ma qual è il loro meccanismo di azione? Dalle membrane delle cellule danneggiate “fuoriesce” acido arachidonico che, attraverso l’azione di un enzima, dà luogo alla formazione di prostaglandine, molecole responsabili dei segni e dei sintomi dell’infiammazione perché aumentano la permeabilità dei vasi e quindi provocano edema e abbassano la soglia del dolore. Bene, i FANS bloccano l’enzima che favorisce la produzione di prostaglandine a partire dall’acido arachidonico. Sfortunatamente le prostaglandine, oltre che essere implicate nei processi infiammatori, esercitano una azione protettiva sulla mucosa dello stomaco e svolgono un ruolo importante nella normale funzionalità del sistema cardiovascolare, bronchiale, renale e sulla muscolatura dell’utero. Sono inoltre importanti anche per la funzionalità delle piastrine nel sangue. Ecco perché tutti, o quasi, sanno che gli antinfiammatori possono provocare una gastrite o addirittura una emorragia, indipendentemente dalla via di somministrazione, ma non tutti sanno, anche se è scritto nel bugiardino, che bisogna prestare attenzione in caso di concomitanti patologie, per esempio cardiovascolari o renali. Bloccare la produzione di prostaglandine significa quindi ridurre la protezione della mucosa gastrica dagli acidi e dagli stessi farmaci e creare disfunzioni in altri apparati.
Da qualche anno sono stati immessi sul mercato antinfiammatori selettivi (i cosiddetti coxib)che agiscono sulla produzione di prostaglandine infiammatorie, ma non di quelle protettive della mucosa gastrica. Purtroppo l’esperienza ha dimostrato che, oltre a non eliminare del tutto la gastrolesività, rispetto agli antinfiammatori classici danno più frequentemente effetti collaterali a livello cardiovascolare. Questo significa che gli antinfiammatori dovrebbero essere assunti con cognizione di causa e tenendo conto anche di altre terapie concomitanti, perché sono sempre farmaci anche se l’avvento delle onnipresenti bustine di Oki e Aulin, efficaci, gradevoli e facili da utilizzare, ne ha pericolosamente banalizzato l’uso.
15 giugno 2024 – © riproduzione riservata